Regia di Philippe Garrel vedi scheda film
P.Garrel sempre pronto a riavvolgere il suo sguardo a quarant’anni prima, col suo bianco e nero ad effetto ingiustificato e con quelle perturbazioni del cuore che ci riportano alla fase acuta della nouvelle vague, ci riprova. Vuole rinnovare quelle atmosfere, fare percorrere quei sentimenti con uno spirito più moderno(?) celebrandone i meccanismi interiori sempre vivi e attuali come le contorsioni autoriali di chi pensa che ci sia ancora da grattare qualcosa sul fondo di un movimento fortemente legato alla cultura del suo tempo, molto lontano e privo di ogni connessione con la realtà odierna. La jalousie non difetta per costruzione: Louis giovane attore di teatro lascia la moglie e figlioletta per un’ex attrice in crisi, Claudia, entrambi nel contempo vivono altre relazioni. Uso strumentale dei personaggi, dialoghi circolari, montaggio essenziale, toni misurati come da manuale, eppure la gelosia esiste e non è pura teoria. Il merito più grande di Garrel è di non focalizzarla unicamente sui due personaggi principali, ma di riuscire a manifestarne la presenza in forma e misura diversa, frazionando momenti di vita e relazioni che vanno da quelle più stabilizzate alla pura casualità. Per alcuni la gelosia rappresenta la normalità, per altri è un concetto invisibile da negare ai propri occhi, per altri ancora è una forza misteriosa che li invade ma a cui non sanno dare un nome. Il tentativo di Garrel è quello di situarsi a metà strada fra la ragione e il caso, fra razionalità e passione, fra Rohmer e Truffaut, forse denotando l’asperità della comunicazione dei tempi attuali scarnifica troppo i dialoghi, i personaggi restano troppo isolati e distanti fra loro da cui ne consegue l’identificazione della gelosia neppure come concetto astratto, ma come una supposizione intellettuale da ricercare anche dove non c’è. Nonostante l’interpretazione e la notevole presenza scenica di Anna Mouglalis nei panni di Claudia, rimane un’impressione di stanchezza di fondo che neanche le immagini compensano prive come sono di qualche stacco creativo che non riportino a qualcosa di già visto e vissuto, forse è proprio dove vuole arrivare il regista, la gelosia è indefinibile, inspiegabile.
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