Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Quando la seconda guerra mondiale stava per arrivare al suo compimento, un giovane sottufficiale dei carabinieri, in un estremo atto di coraggio e di amore per la patria ma soprattutto per il popolo che difendeva con estremo trasporto, si consegnava spontaneamente ai militari tedeschi che tenevano in ostaggio alcuni suoi compaesani. La sua storia è forse nota a molti e la giovane età dell'uomo che a soli ventitré anni possedeva già un innato senso di appartenenza alla divisa che indossava, lo hanno reso un'eroe tutt'oggi ricordato con rispetto. Nel film di Romolo Guerrieri ad interpretarlo è un intenso Massimo Ranieri, ligio al dovere più che ai sentimenti, almeno ciò è quanto esprime il suo volto quasi mai sorridente. Il tono sommesso e lento del racconto, indica la provenienza del regista, della sua filmografia scarna di pellicole memorabili. Nonostante l'imponenza della trama, il racconto si sciorina attraverso una sceneggiatura che sembra dare più rilievo al periodo storico che al protagonista, dilungandosi in comunicati radiofonici e ostentazioni politiche; tutto ciò annichilisce e annoia lo spettatore, anche quello più esigente. Toccanti e piene di tensione le ultime scene, forse l'unico momento in cui il viso corrucciato e serio di Ranieri sembra consono e qualche lacrimuccia non può fare a meno di fare capolino.
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