Regia di Richard Starzak, Mark Burton vedi scheda film
Le pecore di un abitudinario allevatore della campagna inglese non ne possono più della routine e vorrebbero prendersi almeno una giornata di svago. Sicché organizzano un piano per mandare il padrone tra le braccia di Morfeo per qualche ora. Ma il disegno del gruppo, guidato dalla pecora Shaun, prende una piega imprevista. Con il cane Blitzer, il gregge si vedrà costretto a un estemporaneo trasferimento in città nel tentativo di ritrovare il padrone che nel frattempo ha perso la memoria, diventando però un barbiere di grande successo.
Nato come spin-off del seminale Wallace & Gromit e diventato una breve serie televisiva, il film della Aardman è l'ennesimo gioiello di una collezione che annovera Galline in fuga e Giù per il tubo tra i suoi pezzi migliori. Girato come il suio antesignano in stop-motion con pupazzi di plastilina, Shaun gioca sui luoghi comuni che hanno come oggetto gli ovini (a cominciare dalla conta delle pecore per addormentarsi) mostrando quanto sia meglio un giorno da pecora che 100 da leoni. Umani e quadrupedi sono tutti ugualmente sprovvisti di parola, con una scelta che omaggia tanto Keaton quanto Tati, ma con un umorismo tipicamente inglese che si discosta di molto da tanto altro cinema d'animazione: bambini e adoulti possono ridere in maniera intelligente, senza che il plot preveda un qualche profilo lugubre (come è sempre stato, per esempio, nel cinema di Disney) e senza la pretesa di fare il solito pistolotto pedagogico. Tra gag a ripetizione, citazioni cinematografiche a gogò (da Chaplin e Scorsese fino a Il silenzio degli innocenti e i Monty Python), Vite da pecora assicura un'ora e mezza di svago intelligente. Vietato alzarsi dalla poltrona prima che lo scherno sia completamente diventato nero: le sorprese non finiscono mai.
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