Regia di Richard Starzak, Mark Burton vedi scheda film
Non è un gesto rivoluzionario come quello di Galline in fuga, l’evasione del gregge capitanato da Shaun: qui la valenza non è politica, ma tutta emotiva. Anche l’amore fra un fattore e le sue pecore, inevitabilmente, cede ai colpi del tempo e della consuetudine, così dopo anni di ripetitive e serrate tabelle di marcia quotidiane, l’affetto è sfiorito nella routine e gli ovini, stressati, vorrebbero solo un giorno libero. Ma il fato e tre maiali ci mettono lo zampino: Shaun si ritrova a dover recuperare il fattore colpito da momentanea amnesia nella Big City, una Londra immaginaria, con un accalappiatore maniaco alle calcagna. Fra le peripezie urbane di Babe va in città e l’umorismo stralunato del cartoon Ovino va in città, il lungometraggio ispirato alla serie tv Aardman mantiene la formula che vede umani e bestie ugualmente privi di parola e, senza avvalersi di una riga di dialogo, costruisce con ritmo sapiente e un mucchio di plastilina un’avventura fruibile da pubblico di qualsiasi età. Guardando alle scorribande cinematografiche beatlesiane di Richard Lester (i Fab Four sono citati esplicitamente con tanto di strisce pedonali), ma sfumando lo spirito british in gag corporali degni di John Belushi (uno su tutti, quello ambientato al ristorante dove il gregge scambia i menù per portate succulente), la Aardman eleva a potenza l’efficacia stilizzata di una serie pensata per la breve durata e dà una lezione sulla differenza fra semplicità e banalità.
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