Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
La Sicilia in bianco e nero di Francesco Rosi è arida, pietrosa e desolata, ed è il teatro a cielo aperto di un'attesa senza fine, che si perde in lontananza, come l'eco di uno sparo in una valle deserta. Il suo lamento è un grido acuto e disarticolato da animale ferito, che, a tratti, si sublima in una prosa aspra ed implorante, che potrebbe sembrare retorica, e finanche religiosa, se solo non fosse così disperata. La Sicilia, "vittima" dello sbarco alleato, dell'Italia repubblicana e dei presidi militari, reagisce, nell'insieme, come un vespaio calpestato dal piede della storia "civile" e, nell'intimo, come un cuore trafitto dal ferro della giustizia "umana". L'obiettivo della macchina da presa si allarga sul dolore collettivo, e si stringe su quello individuale, e quest'ultimo, nell'occhio del regista – come in quello dei fotoreporter provenienti dal continente – diventa uno spettacolo fuori dal tempo, una rappresentazione sacra in cui la Passione, chiusa dietro il velo nero delle donne e nelle oscure formule del dialetto, si copre di antico ed insondabile mistero. Sbaglierebbe chi volesse vedere in questo film un'opera biografica, sull'esistenza del "bandito" Giuliano. In realtà, il film, che rispetta la sua invisibilità da vivo, ruota intorno a quell'unico punto fermo che è la sua morte: una morte che le rappresenta tutte, un'icona dell'irrimediabilità, col cadavere scomposto a terra, nel cortile, che rimane inerte sotto l'invasivo protocollo dell'esame giudiziario, e con la salma composta al cimitero, che resta fredda ed impassibile sotto i baci e le carezze della madre. Una morte che è anche uno spartiacque della tormentata storia siciliana del secondo Novecento: una tragica pietra miliare che segna la fine delle morti per la libertà e l'inizio delle morti per mafia. "Salvatore Giuliano" è un'opera in cui al cinema d'arte si affianca il cinema d'inchiesta e di ricostruzione storica: la prima e la seconda parte coesistono, sullo schermo, come, in un libro, un brano letterario e la sua dettagliata chiosa documentaristica.
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