Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Se qualcuno si azzardasse a dubitare delle capacita'registiche di Rosi o lo accusasse di qualunquismo per il suo cinema di protesta e di denuncia fategli vedere questo film.Sicuramente lo metterete a tacere.Questo film è la quintessenza del cinema di denuncia,è la descrizione sconsolata e allo stesso tempo potente di una terra lacerata dalle guerre intestine che la attraversano,una Sicilia mai descritta cosi'compiutamente,con cosi'grande realismo.Qui Salvatore Giuliano non è il protagonista,fa solo parte dell'ingranaggio di rifiuto della sovranita'dello Stato,qui protagonista è la sua terra martoriata da una parte dalla piaga del brigaantaggio,del separatismo e della mafia che cavalca questa ondata di ribellione.Lo Stato non sa far di meglio che inviare l'esercito,le piaghe infette dell Sicilia martoriata vengono curate con sciocca pervicacia da un esercito inadeguato alla bisogna tanto è che alcuni soldati in un dialogo si chiedono se sia ricominciata la guerra.E Rosi usa il mezzo espressivo con grandissima capacita',dirige sequenze potentissime(vedi la strage di Portella della Ginestra,la madre di Giuliano che va a piangere al cospetto della salma del figlio,i rastrellamenti in paese,i soldati che marciano attraverso il paese)e cerca di inquadrare storicamente il personaggio controverso del bandito Giuliano,lungi ancora dall'essere totalmente chiarito.Alla fine di Giuliano sappiamo ben poco,sappiamo di piu'del suo (in)fido compare Pisciotta protagonista assoluto della seconda parte del film, quella del processo.Qui Pisciotta gioca al gatto col topo,depositario di una verita'che a detta sua solo lui conosce ma proprio questo decretera'la sua condanna a morte,pedina di un gioco molto piu'grande di lui e proprio per questo sacrificabile senza troppo dolore.Il quadro della giustizia che viene fuori da questo processo non è esattamente edificante,la corte non ha i mezzi per amministrare la giustizia di cui si fa carico,il tutto diviene torbido e inquinato.Rosi praticamente dirige due film in uno:ad una prima parte documentaristica,con stile nervoso,da battaglia e una fotografia che si carica dello sporco della Sicilia rurale,fa seguito una seconda parte piu'classica e piu'declamatoria ma altrettanto entusiasmante.E come non cogliere i riferimenti al Mantegna quando la madre va a vegliare la salma del figlio?Questo è un capolavoro del nostro cinema poco altro da aggiungere....
un giudice che cerca di essere imparziale ma che si rende conto di non avere i mezzi per fare quello a cui è deputato
ottimo nell'incarnare un personaggio cosi'poco limpido....
a mio parere questo è il suo insuperato capolavoro
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