Salvatore Giuliano nel secondo dopoguerra forma un esercito separatista che vuole staccare la Sicilia dal resto dell'Italia. Tiene a lungo in scacco i carabinieri, semina il terrore sull'isola e si rende protagonista di molti fatti di sangue come la strage di Portella della Ginestra, quando spara sulla manifestazione dei lavoratori per la ricorrenza del primo maggio. Nel 1950 viene ucciso. Gaspare Pisciotta, ex-luogotenente di Giuliano, che lo ha denunciato, viene assassinato in carcere.
Note
Un classico del cinema politico, e il miglior film italiano sulla mafia: Rosi sceglie di frammentare la narrazione acanti e indietro, seguendo non la cronologia ma i complessi intrecci di causa-effetto tra gli avvenimenti. Giuliano non si vede mai: non è lui il protagonista del film, ma l'intreccio di interessi tra politica e criminalità nel dopoguerra. Serratissimo, con momenti di cinema cronachistico che diventa epico (le riprese della strage).
Una lezione di storia e di politica. Da proiettare nelle scuole per aprire gli occhi sulla propaganda. Ricordare il patto stato-mafia,Dalla Chiesa che disse "lo stato mi ha abbandonato" poco prima di essere ucciso. L'assassinio di Aldo Moro, i cui veri mandanti rimangono nascosti, il suicidio Sindona, le armi di distruzione di massa...
Scene primordiali come l’abbraccio della madre a Salvatore Giuliano sono all’incrocio tra la tragedia greca e una Pietà cristiana.
I volti dei contadini sono scavati nella roccia e fanno pensare che non siano passati i tremila anni dalla Sicilia ctonia pre greca.
CINEMA a caratteri cubitali
Salvatore
Film interessantissimo girato in uno splendido bianco e nero. Attuale ancor oggi ci regala uno spaccato della cultura che ha poi violentemente dominato l'Italia, volenti o nolenti. Peccato ogni tanto si perda il filo della storia e dei luoghi con tutti questi salti. Voto 9.
Il folclore di matrice "neorealista" porta a diversi frammenti disorientanti. La carica espressiva delle interpretazioni principali e il ritratto erosivo di un'epoca turbolenta, però, rendono il quadro alquanto pungente. Apprezzabile altresì la relativa aura di mistero.
Buon film semi-documentario sulla vita del più famoso bandito del dopoguerra. Ancora oggi non si sa la verità sulla sua morte e quindi Rosi dà la sua versione.
È un film del 1962, sceneggiato dal regista con E. Provenzale, F. Solinas, S. Cecchi D’Amico ed incentrato sulle tragiche vicende della banda di Salvatore Giuliano, detto “Turiddu”: la banda, formatasi alla fine della guerra, fra il 1945 e il 1946 fu ingaggiata dall’EVIS, la formazione che lottava per l’indipendenza della Sicilia con azioni di guerriglia… leggi tutto
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È un film del 1962, sceneggiato dal regista con E. Provenzale, F. Solinas, S. Cecchi D’Amico ed incentrato sulle tragiche vicende della banda di Salvatore Giuliano, detto “Turiddu”: la banda, formatasi alla fine della guerra, fra il 1945 e il 1946 fu ingaggiata dall’EVIS, la formazione che lottava per l’indipendenza della Sicilia con azioni di guerriglia…
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Commenti (12) vedi tutti
Una lezione di storia e di politica. Da proiettare nelle scuole per aprire gli occhi sulla propaganda. Ricordare il patto stato-mafia,Dalla Chiesa che disse "lo stato mi ha abbandonato" poco prima di essere ucciso. L'assassinio di Aldo Moro, i cui veri mandanti rimangono nascosti, il suicidio Sindona, le armi di distruzione di massa...
commento di eit20Film documentario sulla vita del bandito. Un po' sopravvalutato.
commento di ENNAHScene primordiali come l’abbraccio della madre a Salvatore Giuliano sono all’incrocio tra la tragedia greca e una Pietà cristiana. I volti dei contadini sono scavati nella roccia e fanno pensare che non siano passati i tremila anni dalla Sicilia ctonia pre greca. CINEMA a caratteri cubitali Salvatore
commento di sgiulianFilm interessantissimo girato in uno splendido bianco e nero. Attuale ancor oggi ci regala uno spaccato della cultura che ha poi violentemente dominato l'Italia, volenti o nolenti. Peccato ogni tanto si perda il filo della storia e dei luoghi con tutti questi salti. Voto 9.
commento di BradyIl folclore di matrice "neorealista" porta a diversi frammenti disorientanti. La carica espressiva delle interpretazioni principali e il ritratto erosivo di un'epoca turbolenta, però, rendono il quadro alquanto pungente. Apprezzabile altresì la relativa aura di mistero.
commento di Stefano LVorrei sapere perchè quel coglione di Dalton non lascia mai i commenti
commento di sticazziRimbomba negli occhi il bercio di Pisciotta: "m'hanno avvelenato"
commento di urbangolferVoto 6. [26.03.2010]
commento di PPINSIEME ALLE MANI SULLA CITTA' IL MIGLIOR FILM DI ROSI
commento di antonio de curtisBuon film semi-documentario sulla vita del più famoso bandito del dopoguerra. Ancora oggi non si sa la verità sulla sua morte e quindi Rosi dà la sua versione.
commento di IGLIDevo rivederlo assolutamente.
commento di zio_ulcera