Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
Grezzo, tamarro, ignorante, sboccato, indebitato fino al collo con avide finanziarie, inseguito da Equitalia, mollato dalla moglie stanca della sua incosciente prodigalità, Checco non si perde d'animo e coinvolge il figlio decenne in uno sconclusionato road movie tra Molise, Toscana e Liguria, teoricamente per regalargli la vacanza da sogno che gli aveva promesso se avesse preso tutti dieci in pagella, in realtà per cercare di smerciare gli aspirapolvere dei quali è venditore. Preso a benvolere dalla ricca ereditiera Zoe, dopo che con i suoi modi bruschi ha restituito la favella al figlio di lei, affetto da mutismo selettivo, il nostro eroe (si fa per dire) si ritroverà proiettato nel bel mondo, ma rischierà di perdere definitivamente l'adorata consorte.
Successone al botteghino, come del resto i due precedenti, il terzo film della premiata ditta barese Nunziante-Zalone assolve spesso e volentieri al suo minimale compito di far ridere e a quello, più ambizioso, di tratteggiare una (bonaria e quasi sempre assolutoria) satira sociale dell'italiano medio di oggi. Il giochetto, che funzionava discretamente bene in Cado dalle Nubi e ottimamente in Che Bella Giornata, comincia però a diventare ripetitivo e Sole a Catinelle, complice una sceneggiatura abbastanza prevedibile e piena di buchi, arranca pesantemente, specie nella seconda parte (meglio la prima con diverse gag spassose: su tutte quella della zia molisana tirchia).
Cast piuttosto risicato (la pellicola è completamente sulle spalle del protagonista): da segnalare la presenza, francamente incomprensibile, di Marco Paolini in un ruolo secondario. In regia, Nunziante esagera un po' con le cartoline, finendo per produrre immagini fin troppo inutilmente leccate.
Nell'insieme, un sostanzioso passo indietro: 4/10.
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