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Sole a catinelle

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Sole a catinelle

di scandoniano
8 stelle

Negli ultimi anni il cinema comico italiano ha assistito al passaggio di numerose meteore: artisti o sodalizi artistici, quasi sempre provenienti  dalla TV, che sparano le proprie cartucce nell’arco di uno, al massimo due film. Fenomeni per qualche mese, ma nel dimenticatoio per direttissima al primo cocente flop al botteghino. È una sensazione, certamente personale e non si sa quanto condivisa, che si ha alla visione del trailer di “Sole a catinelle”, terzo lavoro che unisce l’attore Luca Medici (Checco Zalone) ed il regista Luca Miniero, foraggiati dal solito Pietro Valsecchi. Poche battute, sempre le solite nelle due settimane di “coming soon”, non fanno presagire un film all’altezza dei precedenti “Cado dalle nubi” e soprattutto “Che bella giornata”. Alla visione del film, tuttavia, in una sala sold out anche all’ottavo giorno di proiezione, si capisce invece che più che una premonizione trattavasi di paura. La paura di veder tramontare un fenomeno mediatico di rara arguzia (hic et nunc), capace di mostrare sotto un’apparente coltre d’ignoranza una profonda capacità di analisi dei propri tempi.

Nonostante un inizio sottotono (poche battute e situazioni troppo convenzionali), “Sole a catinelle” rivela ben presto la solita, devastante ironia, un po’ trash e un po’ filosofica, che è il marchio di fabbrica di Checco Zalone. Stavolta il personaggio interpretato dall’istrione pugliese è un padre alle prese con la crisi economica e proprio questi due aspetti, l’educazione da dare al figlio e la necessità di sbarcare il lunario in un contesto non semplice, sono il serbatoio delle innumerevoli, quasi tutte esilaranti, situazioni comiche che, seppur non sempre freschissime, svolgono puntualmente il proprio compito. Nonostante si abbia l’impressione che la matrice “sociale” di molte battute e di numerose situazioni rappresentate non sia pregnante come in precedenza, alla fine anche “Sole a catinelle” si rivela un film che mostra appieno un tipo di comicità che ormai si può definire “alla Zalone” (risate amare su devastanti, tristissime verità contemporanee). Un paio di novità degne di note: l’inedito ricorso ad una massiccia dose di parolacce ed il sottofinale, originalissimo, per cui una scena tagliata, ma senza dubbio divertente, viene proposta nel film stesso piuttosto che, come di moda recentemente, durante i titoli di coda.

Valsecchi e compagnia si sfregano le mani, perché Medici propone una comicità trasversale: gli spettatori di bocca buona lo prediligono per la parolaccia e le faccine da stupidotto, mentre quelli più esigenti ne apprezzano la fine sagacia umoristica. Eppure tutti, o quasi tutti, trovano in questa comicità un motivo di interesse e dunque una ragione per andare a vedere il film.

Che Zalone sia una sorta di filantropo (che usa la comicità spicciola per mostrare l’assurdità di alcune storture) o che sia un gran bel paraculo (sa della trasversalità della sua comicità e la cavalca al massimo) non è dato saperlo, almeno per ora. Rimane comunque il fatto che i suoi film funzionano, fanno spettacolo in maniera anche intelligente e in più rianimano le casse del cinema italiano. E tanto basta. Speriamo solo che non sia una meteora (solo dalla scia un po’ più lunga) e incrociamo le dita ché Zalone possa continuare ancora a lungo nel suo inimitabile modo di fare comicità.

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