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Sole a catinelle

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Sole a catinelle

di LAMPUR
8 stelle

E Checco azzecca il film. Il suo film, ovviamente. Leggo in giro disquisizioni semifilosofiche su l'opportunità di certe pellicole, ma in realtà, personalmente, ho trovato quello che cercavo: una storia che filasse senza farci storcere troppo il naso (in questo senso, ad esempio, l'aggancio tra un mondo di poveracci e quello del jet set risulta creativo ed efficace - una chicca l'incontro col bambino affetto da mutismo selettivo -) ed una scorpacciata di battute delle quali almeno una decina da farti ribaltare in poltrona; poi resta lo Zalone conosciuto, dalla canzoncina facile ma simpatica, dalle smorfie magari reiterate, a metà tra Mr. Bean e Jerry Lewis, dall'attacco vellutato alle storiche storture nostrane, ma con il buonismo di fondo incartato di italica carognaggine, come quando in fase di ricco svago su un lussuoso yacht si rivolge al figlio indottrinandolo: “Pensi sia questa la felicità? No!! La felicità è quella!!” Indicandogli un panfilo da paura a poca distanza... “Questi so' poveracci.. è là che dobbiamo puntare!!”.

Non è invece accaduto con l'ultimo Albanese che ha toppato tutti i tempi comici diluendo uno sketch da dieci minuti in due ore, senza strapparmi la minima risata.

Checco non ti fa rifiatare invece, punta alla pancia, accosta vizi e pregiudizi e preme l'acceleratore sulla battuta (“Buongiorno siamo di Equitalia” “Mi dispiace, qui siamo tutti cattolici” è veloce, fulminante, ti stende e devi importi di smettere di ridere per non perderti la successiva).

Zalone conosce le tattiche e gli incastri, smuove la pietas ed il paradosso, dove non parla smorfieggia, altrimenti canticchia, sfrutta a dovere tutte le spalle comprimarie (anche se da Paolini mi aspettavo qualcosa di diverso e di più), fa a pezzi miti idealizzati come guru e psicologi con insistite bordate, si muove con naturalezza lungo l'Italia guasta e quella sana salvando istituzioni come la famiglia ma lasciandosi andare a pistolotti imprenditoriali vagamente retrò (anche se spesso tutto è propedeutico alla battuta finale, ai tanti che rimangono perplessi non voglio ricordare Plauto ma certo è che Zalone non inventa nulla, ma adatta e coglie controsensi con indubbia abilità).

Checco adegua in velocità la sua inadeguatezza alle circostanze, ed è questo il paradosso migliore, il contrasto che istilla la risata naturale, la sua risorsa principe.

Ci fa sganasciare tirando in ballo anche un dramma come l'eutanasia dove altri, troppi altri (magari lucrandoci), riescono a leggere solo tragedia.

 

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