Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
La domanda che mi pongo sempre, in conclusione della visione di film di questo tipo, è sempre la stessa: ma era veramente necessario?
Ora, è decisamente inutile, in un caso come questo, perdersi in lunghi e pesanti riflessioni sul senso del cinema e su ciò che indebolisce o arrichisce quest'arte; però, un piccolo appunto è giusto farlo.
La motivazione che spinge a girare una determinata pellicola dovrebbe essere, a mio avviso, l'estrema necessarietà o urgenza. Mi spiego meglio: non tutte le idee con una qualche parvenza narrativa possono (o devono) essere trasformate in film. "Sole a catinelle", film del 2013 diretto da Gennaro Nunziante e interpretato da Checco Zalone, sembra voler cercare di dimostrare il contrario, senza però riuscirci.
Il personaggio costruito dal comico pugliese, a partire dai brevi sketch a Zelig, ha sempre avuto una consistenza televisiva. In tv, infatti, Checco Zalone funziona, e parecchio: riesce ad intrattenere e a far ridere lo spettatore incentrandosi sui classici luoghi comuni, come l'uomo del sud o, più in generale, l'italiano medio, senza risultare però volgare o, ancor peggio, demenziale.
Il fatto è, però, che il passaggio dal canale televisivo alla sala cinematografica non è così immediato; non basta trasportare le proprie battute sul grande schermo. Per realizzare un film ci vuole ben altro.
Innanzitutto, la trama. "Sole a catinelle" è, narrativamente parlando, semplice, troppo semplice e, per giunta, scontato: Checco, disoccupato e con la passione per la finanza, promette al figlio (che, da parte sua, dovrà portare a casa una pagella con tutti dieci), un viaggio "low-cost" per l'estate. La vacanza porterà, inevitabilmente (banalmente?), ad una serie di divertenti situazioni e di fortunati incontri che faranno crescere entrambi i personaggi.
È quindi scontato che, data la storia, la pellicola debba reggersi sulle battute e sugli sketch comici; non potrebbe fare altrimenti. Purtroppo, però, anche quello che dovrebbe essere considerato il punto forte dell'attore (?) pugliese si rivela non essere poi così tanto forte. Si ride, certamente, ma non così tanto e, quando ciò avviene, è, quasi sempre, per merito di giochi di parole o scenette che rasentano il demenziale (l'eutanaZia).
Insomma, "Sole a catinelle" è un film mediocre e superfluo, sopratutto perché parte con un'idea di fondo completamente sbagliata. A questo proposito, ripropongo la domanda con cui ho iniziato: ma era veramente necessario?
No, non lo era affatto. Sarebbe stato meglio rifletterci un po' di più, cercando di capire bene cosa richiede veramente una pellicola cinematografica, evitando di portare sul grande schermo il solito prodotto commerciale, subito pronto, ma privo di una vera e propria consistenza artistica.
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