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Sole a catinelle

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Sole a catinelle

di mm40
4 stelle

Mettiamolo subito in chiaro: onore al merito, i film (e il personaggio) di Zalone riescono a rovistare nel meno peggio - 'meglio' sarebbe un termine troppo forte, in questo contesto - della comicità italiana degli anni Dieci e a fare ridere o per lo meno sorridere senza eccessive forzature logiche o perniciosi tormentoni di spudorata matrice televisiva (nonostante la provenienza di Luca Medici, vero nome del protagonista). Per quanto, nel complesso, ciò che di più divertente rimane di tutte le pellicole di/con Zalone - questa è la terza e sicuramente la migliore fino a questo punto - sono senz'altro le canzoni demenziali e strampalate che puntellano le trame non esattamente originali o solidissime; ma questo è inevitabile quando si tratta, come qui, di un comico più verbale che fisico, per il quale sono i testi a pesare maggiormente che le gag visive. Prosegue quindi il sodalizio con il regista e co-sceneggiatore Gennaro Nunziante, anche se rimane fortissimo il dubbio che, dietro al nome del protagonista, si celi un'affiatata squadra di buoni autori: la qualità media delle battute non sarà infatti altissima nei quasi novanta minuti della pellicola (non mancano punte esilaranti, va detto), ma è evidente che è la quantità la forza principale del copione: si ride, talvolta, anche solo per stordimento. E non è poco, in un cinema italiano ridotto in ginocchio dai cinepanettoni e dalle burinaggini similtelevisive; un'altra differenza importante che smarca Sole a catinelle dalle commediole dozzinali di questi anni risiede infine nella presenza del bambino (il bravo Robert Dancs, esordiente al cinema), figura che accentua un tono melodrammatico che non molti personaggi comici potrebbero permettersi. Al di là di qualche lato positivo innegabile, comunque il film è strutturato sì con intelligenza, ma rimane comunque privo di contenuti; la trama è banale e prevedibilissima e il classico topos del 'discorso in pubblico' (nel quale un personaggio prende il microfono davanti alla folla per lanciare il proprio messaggio, e tutti rimangono stolidamente ad ascoltare) compare ben due volte. Infine, una volgarità a tratti eccessiva rovina un lavoro tutto sommato non troppo pesante o cafone: per esempio una scenetta di fellatio mimata, assolutamente gratuita, oppure un paio di battute messe in bocca a un bambino come non se ne vedevano dai tempi di South Park (nè si erano d'altronde viste in seguito): "Papà, hai rotto il cazzo" (ripetuto due volte) pare francamente un po' una forzatura alla ricerca della risata di tipologia coprolalica. Nel cast anche Valeria Cavalli e Marco Paolini; bellissima la scena finale, davvero godibile. Incassi disumani ne hanno accompagnato l'uscita; di sicuro la mancanza di concorrenti all'altezza nel genere comico può aiutare, ma è altrettanto ovvio che non può essere tutto qui: il fenomeno Zalone qualcosina di per sè vale. 4/10.

Sulla trama

Checco promette al figlio, in caso di pagella perfetta, una vacanza da sogno. Quando il bambino gliela presenta, Checco opta per l'unica meta possibile per le sue misere tasche: i parenti in Molise. Fortunatamente i due, strada facendo, incontreranno una bella e facoltosa ragazza che risolverà ogni problema per Checco e il figlio.

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