Regia di Domenico Rafele vedi scheda film
Una giornalista sui trent'anni ha uno psicologo come amante. La donna investe una ragazzina, tossicodipendente; l'incidente non ha conseguenze, se non legare l'una all'altra. Ma la ragazzina stringe un rapporto troppo intimo con lo psicologo e la situazione si fa problematica.
L'opera seconda di Domenico - Mimmo - Rafele arriva a cinque anni dal precedente Domani (1974) ed è una pellicola di critica sociale generazionale basata sull'omonimo romanzo da poco pubblicato da Lidia Ravera, cioè la moglie del regista. In sceneggiatura la coppia viene coadiuvata da Enzo Ungari e le pecche del lavoro - esteticamente, peraltro, riuscito - si possono ritrovare innanzitutto in questa fase: la scrittura del film non convince per l'eccessiva verbosità dei personaggi, descritti sufficientemente in profondità e ben caratterizzati dagli interpreti, ma mai convincenti del tutto a causa di una serie di dialoghi pesanti e retorici, oltre che, proprio per questi difetti, inverosimili. Alla componente sociopolitica dei contenuti (il film rappresenta la presa di coscienza di una donna ormai adulta che ripensa alle ingenuità e ai limiti del Sessantotto ormai sepolto) si affiancano venature erotico-morbose probabilmente fuorvianti per l'impatto intellettuale dell'opera, pur non degenerando essa nella volgarità, ma certo piombando di quando in quando nel gratuito. Flavio Bucci, Stefania Casini, Angelo Infanti, Fabio Garriba e la giovane Paola Morra sono i nomi sul cartellone: cast meritevole, così come la tromba di Enrico Rava che dolente risuona in sottofondo come colonna sonora. Rafele dopo questa esperienza lascerà la macchina da presa per dedicarsi esclusivamente ai copioni: ne firmerà parecchi, soprattutto per fiction Rai. 3,5/10.
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