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Age of Panic

Regia di Justine Triet vedi scheda film

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La recensione su Age of Panic

di alan smithee
8 stelle

"La bataille de Solferino" è il titolo originale dell'opera d'esordio riuscita e frenetica di Justine Triet. Solferino, città del mantovano a noi piuttosto nota dai libri di storia appunto per la battaglia tra austriaci e franco-piemontesi, culmine della seconda guerra di indipendenza nel 1859, è divenuta un nome proprio di vie e corsi stradali cittadini sia in Italia sia in Francia che ne celebrano appunto una gloriosa vittoria sugli austriaci. In Rue "Solferinò" (i francesi accentano ogni parola italiana senza pietà, basti pensare alle vie di Nizza, pressoché tutti nomi italiani inesorabilmente accentati sull'ultima sillaba, come ad occultarne l'antica - ma non troppo - discendenza italiana) si svolgono, il 6 maggio 2012, due battaglie contemporaneamente: quella pubblica, la sfida presidenziale all'ultimo voto tra l'uscente Sarkozy e il nuovo esponente della gauche Hollande, e quella improvvisata tra la giornalista Laetitia, impegnata appunto in un reportage concitato e in diretta, e l'ex marito Vincent, un balordo scapestrato ma innocuo che si presenta in ritardo di un giorno per far visita alle due bambine dell'ex coppia, allarmando il baby sitter. che protanmente avvisa la madre scatenando il finimondo. E tra bambini agitati ed in lacrime strappati di mano come fossero pacchi, ripicche e difese di avvocati improvvisati amici del padre, la lotta prosegue senza fine mentre tutt'attorno la rue Solferino si affolla di manifestanti, di esultazione quando salta fuori la notizia della vittoria di Hollande, e anche di qualche protesta da parte di gang di oppositori. Laetitia si trova a suo modo costretta a far fronte all'impegno lavorativo più importante della sua carriera, e a afoderare quel senso materno di protezione che vede minacciato il suo ruolo di madre affidataria. Vincent, interpretato dal bravissimo attore Vincent Macaigne visto a Locarno nel bel Tonnerre (dove interpreta quasi lo stesso personaggio di artista maschio perseguitato e bacchettato dalle donne e dalla vita in generale), chiede solo di poter vedere le sue creature, ma nessuno è disposto ad accontentarlo, forse perché nessuno lo crede responsabile e capace di far fronte ai suoi doveri di padre.
Urla, contrasti, qualche alzata di mano e poi, dopo che anche i cortei si sono rappacificati, verso notte fonda gli animi si placano e torna se non il sereno, ormai impossibile, almeno la ragionevolezza di una tolleranza che favorisca un dialogo. Non certo per il bene della coppia ormai scoppiata inesorabilmente, ma per una maggior serenità delle due bimbe peperine che sfoderano pure loro, durante il film, tutto il loro carattere e la loro determinazione. Una bella idea sorregge il film: quella di mischiare e frullare assieme con una certa abilità momenti storici fondamentali della storia moderna di un paese con la vita intima di una famiglia alla deriva come tante ormai. Due combattimenti che percorrono dimensioni radicalmente estranee una dall'altra, ma si consumano nell'arco degli stessi momenti e nel medesimo campo di battaglia: rue Solferino, appunto, l'emblema di tutte le più gloriose e combattute lotte per la libertà. 

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