Regia di Eugenio Mira vedi scheda film
Le luci sono tutte per Tom Selznick, il più talentuoso pianista classico della sua generazione, ma le ombre lo attanagliano ancora prima di calcare la scena: 5 anni prima ha sbagliato una nota, ha interrotto un’esibizione, si è ritirato; stava suonando lo spartito più complesso al mondo, poco conta per lui se soltanto un collega era riuscito a eseguirlo perfettamente. Oggi quell’uomo è morto, Tom è considerato il suo unico erede e spera che il suo volo si schianti prima di atterrare, pur di non affrontare la platea. La paura in palcoscenico trascende la paranoia e diventa angoscia palpabile quando Tom si trova un fucile puntato addosso: l’occhio rosso che gli accarezza lo smoking è la mira del cecchino che pretende l’eccellenza o la morte, ma è soprattutto la sintesi bruciante delle aspettative del pubblico. Esempio possibile di partitura metacinematografica in funzione di spartito musicale, divertissement a teatro in linea con l’assassino, Il ricatto è quello puntualmente, inconsciamente perpetrato dagli spettatori nei confronti dell’artista. Il volto di Elijah Wood è un grumo di note, congestionate dalla tensione, mescolate dal panico e infine sciolte dal sollievo della realtà («Il pubblico non sa mai se sbagli»). Gli echi hitchcockiani suonano come omaggi, i personaggi secondari caricaturali (l’amico col cellulare acceso) spiegano - se non si fosse capito - che non stiamo assistendo a una seriosa esibizione di talento.
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