Gli occhi e la bocca potrebbero essere il corrispettivo umano e carnale della disputa. L'oggetto della contesa invero, consiste nella leggittimazione di una supremazia che non può essere dimostrata, a meno di non schierarsi a priori una parte o dall'altra del binomio immagine e parola che il film di Fred Shepisi decide di mettere a confronto attraverso la tenzone amorosa tra Dina Delsanto, pittrice e insegnante di storia dell'arte con problemi di salute, e Jack Markus, professore d'inglese e scrittore in disarmo a causa di un alcolismo in stadio avanzato. In realtà come tutte le commedie sentimentali che tali vogliono essere, "Words and Pictures" utilizza l'espediente dell'opposto caratteriale, e in questo caso, artistico, per sublimare l'incontro scontro tra due personaggi incompatibili per principio ma uguali per natura. La stravaganza e l'egocentrismo di Jack (Clive Owen) così come l'arroganza e la freddezza di Dina (Juliette Binoche) altro non sono che le maschere di una solitudine che il film si propone di trasformare in amore, non prima di aver impegnato i "contendenti" in una sfida che finirà per coinvolgere anche gli studenti dell'istituto, chiamati a farne parte attraverso l'elaborazione di opere legate al tema che da il titolo al film.
Rispolverato dai fondi di magazzino per riempire il palinsesto, "Words and Pictures" è il film di un regista d'attori da sempre abituato a lavorare con professionisti di primo livello, e per questo predisposto ad assecondare le interpretazioni delle sue star con una messinscena invisibile e funzionale a costruire loro il palcoscenico più adatto. In questo caso una serie di primi piani che permettono allo spettatore di leggere la storia del film attraverso le sfumature emotive impresse nel volto degli attori. La convenzione regna sovrana, a cominciare dalla dialettica che si sviluppa all'interno dell'istituto scolastico, a cui professori e studenti partecipano come pedine di una scacchiera che Shepisi utilizza come trampolino di lancio per disvelare la matassa di un tormento interiore che Jack e Dina si rimpallano ora allegramente, ora in maniera più drammatica, come succede nella seconda parte della storia, quando, ad un certo punto, il destino dei personaggi sembra volgere al peggio. A salvare il film dalla medietà ci pensano Clive Owen e soprattutto Juliette Binoche che, a fronte di una serie di trasferte americane non proprio fortunate, conferma la capacità di sapersi calare con intatta empatia e appassionata partecipazione in operazioni non all'altezza di un lignaggio che ha pochi uguali nel cinema contemporaneo.
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