Regia di Fred Schepisi vedi scheda film
Sono più efficaci, rilevanti e rivoluzionarie le parole oppure le immagini? L’appassionante (?) match si svolge in una prep school del New England, portato avanti da due professori: Jack Marcus (un Clive Owen gigionissimo) è uno scrittore quasi fallito, esuberante e alcolizzato, Dina Delsanto (una Juliette Binoche burbera e impeccabile) è una pittrice affermata che soffre di un’artrite reumatoide degenerativa e fatica a trovare un modo per continuare il proprio percorso artistico. Il fatto è che nessuno sembra seriamente coinvolto nel dibattito, compreso il regista Fred Schepisi, che dirige senza inventiva e senza verve uno script indeciso sulla strada da imboccare. Un impianto iniziale da screwball con canonica guerra tra i sessi, un contesto in stile L’attimo fuggente (ma gli studenti sono il sogno di ogni insegnante frustrato, talmente pacati e giudiziosi da scansare qualsiasi scintilla di conflitto), inaspettati squarci drammatici nell’approfondimento della sofferenza interiore ed esteriore dei due docenti. Il risultato è un piccolo pasticcio, tenuto in piedi soprattutto dalla testardaggine con cui Owen e Binoche vivificano i propri (macchiettistici) personaggi: il confronto tra Marcus e il figlio è un’intensa e perfino commovente prova d’attore, così come gli sforzi di Dina davanti e attorno alla tela. Tutto affoga infine, come da copione, nel più zuccheroso buonismo. Tra immagini spente e fiumi di parole, l’unica sorpresa sono i bei quadri di Dina, realizzati da Binoche stessa.
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