Regia di Jimmy Hayward vedi scheda film
Mi sono accorto di aver superato il limite.
La sopportazione è terminata.
Il film in questione rappresenta soltanto l'esempio calzante di una lunghissima e sterminata serie (della quale i film d'animazione e di "superoi" in genere rappresentano i poco invidiabili esponenti) di insanabili cancri che hanno minato la comunicazione cinematografica.
E' infatti sempre più frequente la possibilità di assistere a pellicole che, mutuando dal linguaggio pubblicitario, videoclipparo, videogammaro e televisivo, sommergono come una spazzatura autorigenerante gli schermi di tutto il mondo.
Il modo di agire è abilmente standardizzato: si parte raccontando una storia qualsiasi e si procede narrativamente a una velocità di crociera impressionante, superando qualsiasi demarcazione, ricorrendo a un intreccio multiplo di tanti altri racconti/fatti che a loro volta introducono miriadi di personaggi.
Lo scopo è quello, aberrante, dell'accumulo anaffettivo di situazioni che aprono ad altre situazioni (anaffettive), in una serie spericolata di azioni che stordiscono dal primo all'ultimo minuto. Strategia vincente se si pensa che la maggior parte degli spettatori di oggi è a sua volta vittima della "sindrome multitasking" (se non sono impegnato in almeno tre o quattro attività distinte e indipendenti l'una dall'altra ho la sensazione di noia e isolamento).
Ebbene, niente paura. Esistono film creati apposta per riempire questi vuoti temporali ed esistenziali. Pellicole preconfezionate pronte ad accogliere a bordo anime rintronate e sperdute, ubriachi di strobo-magie, smemorati per diporto, vigili solo di fronte all'idea di accadimento e confusi casomai dovessero "tener testa" a un accenno di approfondimento.
E' la balorda Società dell'Immagine: balsamo effimero delle nostre paure, comoda gratifica a chi pensa di aver assistito a chissà quale capolavoro, dominio incontrastato sulle nostre emozioni.
"Free Birds - Tacchini in fuga", film di animazione della Società dell'Immagine, recente.
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