Sul treno per l’Engadina, tra gallerie e stretti passaggi sull’orlo dell’abisso, due viaggiatrici diversamente indaffarate condividono lo scompartimento: sono la famosa attrice Maria Enders (Juliette Binoche) e la sua segretaria Valentina (Kristen Stewart). Maria sta scrivendo il discorso, col quale a Zurigo ritirerà il riconoscimento alla carriera per conto di Wilhem Melchior, l’anziano scrittore e regista teatrale al quale deve il proprio successo; Valentina risponde per lei alle chiamate del cellulare, preoccupandosi di non far saltare la comunicazione e spostandosi, perciò, continuamente fra il corridoio e il piccolo abitacolo del treno.
Nella villa dello scrittore, a Sils Maria, però, l’attrice non lo avrebbe visto: proprio alla vigilia dell’evento di Zurigo, egli era morto all’improvviso (forse un attacco cardiaco; forse un suicidio) rendendo del tutto inutile, dunque, il discorso preparato con cura. Si sarebbe limitata a evocarlo commossa, per ricordare l’incontro di vent’anni prima, quando Wilhem aveva creduto in lei e l’aveva lanciata nel mondo del teatro.
A Zurigo, la mesta commemorazione era stata seguita dalle interviste dei giornalisti, dai paparazzi all’assalto, da incontri imbarazzanti o sgradevoli, o non più procrastinabili, dopo ripulse e rinvii, come quello col giovane regista che vorrebbe rifare la pièce dell’esordio di Maria: Maloja Snake, proponendole di interpretare la parte di Helène, non avendo ormai più l’età per quella di Sigrid, più adatto a Jo-Ann (Chloë Grace Moretz) giovane star hollywoodiana, al momento non presente, idolo degli adolescenti frequentatori di social-network.*
Maria che non si sente vecchia, dapprima rifiuta con sdegno quasi offesa ma infine, convinta anche dalle pressioni di Valentina, comincia a leggere il copione teatrale, e a recitare con lei la parte di Helène, mentre si affollano alla sua mente ricordi e raffronti.
Eppure, nonostante ciò che ci aspettiamo, gli sviluppi del film prenderanno inattese direzioni, al centro delle quali, non è, se non in minima parte, il tema della memoria e dell’invecchiare irrimediabile, e neppure soltanto quello del gioco dei rispecchiamenti determinato dall’alternarsi delle parti in commedia; è, piuttosto, secondo me, quello del sapersi rinnovare col trascorrere del tempo, non abbandonandosi ai ricordi del passato che, come una invisibile rete, ci avvolgono, fissando comportamenti e ruoli, rassicuranti perché già sperimentati, ma ormai simili a un'inaccettabile e soffocante gabbia.
Questo significa, per Maria, accogliere la diversità di Jo-Ann (Chloë Grace Moretz), giovanissima Sigrid, anni luce lontana dal suo personaggio, cristallizzato e irrigidito nell’improponibile ruolo di allora.
Maloja Snake, il titolo della pièce, allude al serpente di nuvole che, risalendo per un gioco dei venti lungo la valle di Sils Maria, sembra inghiottire all’improvviso le case e anche le persone che erano accorse per vederlo. Questo strano passaggio nebbioso svanisce ai primi raggi del sole, per ripresentarsi, in futuro col suo mistero insidioso e sfuggente, suscitando sempre inquiete paure. e superstizioni popolari.
È perciò un fenomeno fisico**, oggetto di un documentario del 1924 di Arnold Frank, inserito a spezzoni nel film, che, sul piano simbolico, diventa una complessa immagine che ci parla del tempo e dell’eterno e ciclico alternarsi della memoria e della speranza, nonché dell’effimera sostanza del presente, che rapidamente si dissolve, come la realtà fittizia della nostra vita, inestricabilmente collegata alla rappresentazione che tutti noi ne diamo.
Realtà e finzione, dunque, arte e vita; assenza e illusoria epifania del presente… non è forse un caso che a Sils Maria avesse a lungo soggiornato Friedrich Nietzsche, il filosofo che a molti di questi temi aveva dedicato tanta parte della sua riflessione!
Juliette Binoche, rende con molta finezza lo sfaccettato personaggio di Maria affiancata bene da Kristen Stewart; breve ma notevole anche la prestazione di Chloë Grace Moretz. Un grande Assayas dirige con equilibrio un film oggettivamente assai arduo.
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*Maria Enders, appena diciottenne, aveva sostenuto, coll’entusiasmo dell’età, rispecchiandovisi, il ruolo di Sigrid, attrice all’esordio, che era riuscita ad affermarsi, grazie all’amore che aveva suscitato in Helène, matura e celebre sua coprotagonista, presto abbandonata, dopo aver ottenuto la visibilità alla quale aspirava.
** oggetto di questo documentario del 1924 di Arnold Frank, inserito a spezzoni nel film:
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