Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
Film alto e colto, questo nuovo lavoro del cineasta francese. Un film che come le nuvole che lentamente, dal passo del Maloja, scendono a coprire, serpentiformi, i villaggi alpini sottostanti, allarga e stringe le sue spire in una riflessione metacinematografica prima di tutto sul passare dell'età, sulla consapevolezza della raggiunta maturità, sia artistica che umana, e poi sul valore del Cinema, oggi, rispetto a quello, sicuramente più glorioso, del passato. Ma l'opera di Assayas è così densa, a tratti misteriosa, che nel suo continuo specchiarsi e rispecchiarsi, finisce quasi per avvitarsi su sé stessa, diventando, a tratti, piuttosto ostica e ostile. E' un film di parole e di attori, davvero splendidi, a cominciare da una Binoche in forma smagliante, capace di portare sul suo volto le varie sfumature del copione, molto stratificato. I momenti migliori sono quelli delimitati dalle Alpi svizzere, dove le montagne e la solitudine ingigantiscono il messaggio e rendono più netto il contrasto con la frenesia del mondo oltre, dell'industria cinematografica che macina i suoi "blockbuster", della tecnologia invadente e, insomma, del continuo, fastidioso, rumore di fondo della civiltà. Un'opera, ripeto, complessa ma affascinante, quasi un "Birdman", ma molto meno furbo, ammiccante e piacione. Qui c'è del Cinema vero.
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