Regia di Olivier Assayas vedi scheda film
In che misura arte e vita possono contaminarsi e alimentare l'una l'altra, fino a quando possono coesistere dentro la stessa persona?
Maria Enders è da tempo un'attrice affermata, la cui fama si è consolidata a vent'anni interpretando per il cinema il ruolo della giovane Sifrid alle prese con un rapporto ambiguo con la matura Helena la quale sarà spinta al suicidio. Mentre l'attrice è in viaggio con la giovane assistente Valentine riceve la notizia della morte dello scrittore, amico e regista di quel lavoro dal titolo Maloja snake. Contemporaneamente viene contattata da un regista emergente che vuole riproporre lo stesso testo a teatro, facendole però interpretare questa volta la parte di Helena. Uno dei meriti di O.Assayas è la sua poliedricità, senza timore può attingere a fonti e forme artistiche più alte dall'evoluzione più ramificata e profonda per sottolineare i limiti di un'immagine a sè stante del cinema di massa odierno, ingabbiato nel suo schematismo ripetitivo e pseudo morale, alla ricerca di inutili e forzatamente "nuove" storie che in qualche modo ridestino l'interesse del pubblico. Tenendosi comunque lontano da una volgare operazione di saccheggio a proprio uso e consumo , Assayas unisce con un filo letteratura, teatro, psicologia, e riunendoli nel contenitore universale del cinema mette in luce le peculiarità che lo hanno fatto diventare la settima arte, denuncia (come fa Cronenberg in Maps to the stars) la distanza fra le possibilità e i contenuti che ancora rappresenta a dispetto dei suoi interpreti, sempre più minuscoli ed insignificanti. Clouds of Sils Maria non è però una polpetta avvelenata sul cinema e non è strutturato come un saggio aperto verso delle tesi preconfezionate, la sua chiave di lettura drammatica e lacerante ne costituisce l'ossatura più abbordabile, con buona pace del pubblico meno esigente, e questo è già un buon merito. L'asse narrativo principale è costruito sul confronto e sullo scambio delle personalità femminili, Maria e Valentine sono le proiezione passata e futura l'una dell'altra. L'attrice rifugiatasi nella pace dello chalet dell'amico scrittore scomparso, si prepara ad interpretare la donna che è diventata, coadiuvata dall'assistente che invece le dà le battute della parte della giovane interprete di Maloja Snake. Per ottenere un buon risultato Maria deve abbandonare ciò che è stata e che il tempo non le concede più. Evidente il gioco di specchi e di rimandi continui, fuori e dentro il testo, fino ad arrivare a coinvolgere aspetti reali delle vere attrici del film. Si crea un contesto narrativo molteplice in un'affascinante miscela di finzione e realtà continuamente ribaltate fino a giungere ad una definizione dei personaggi compiuta, che a secondo delle emozioni e delle sensazioni elaborate dal testo escono totalmente dal loro status di ruolo, di finzione, di momentanea presenza reale. Un altro aspetto fondamentale è quello legato strettamente all'immagine, all'atto del vedere. Il testo di Maloja Snake è connaturato direttamente al paesaggio in cui è ambientato e dove le donne si trovano per provare la rappresentazione. Assayas omaggia l'autore pionieristico delle riprese di un fenomeno fisico naturale dove le nuvole in particolari condizioni atmosferiche si snodano lungo la valle montana con un notevole effetto visivo, mostra addirittura le immagini originali che risalgono agli anni 20. Saper vedere e vedere dentro, sono il corrispettivo analogo dell'artista, del cineasta, dell'essere umano, che per guardare davvero necessita di abbandono, di lucida consapevolezza ma anche di coraggio. Il punto di arrivo è composto dall'irruzione della morte, o meglio della sparizione. Con eventi che aprono il film e che vengono ripresi lungo la storia non rappresentano che il vertice umano della propria caducità, dell'afflizione del tempo. L'atto della sparizione delle persone come della fascinazione dell'immagine non possono che precludere ad un sentimento di appropriazione, di ricerca di eternità, del tentativo di negare la successione, la perdita. Il cinema, la fabbrica dei sogni ci può ancora provare, secondo Assayas, può salvare una vita ma niente sottrarrà al suo carico doloroso.
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