Regia di Mira Nair vedi scheda film
L'inferno di Bombay visto attraverso gli occhi di un ragazzino di dieci anni.E'angosciante vedere un film come questo,molto più horror di tutto il pattume che arriva quasi quotidianamente sui nostri schermi,un film che si ancora alla realtà,frutto di ricerche documentaristiche e che racconta storie realmente accadute.La storia del piccolo Krishna è la storia di una delle migliaia di bambini derelitti che attraversano a piedi nudi le strade malmesse di Bombay,bambini ai quali è negata la loro infanzia e spesso il dono più prezioso ,la vita.La storia di Krishna con le sue disavventure,la sua volontà indomita di aiutare comunque quelli che ai suoi occhi appaiono più deboli di lui è una vicenda che sembra trarre spunto dal cinema indiano anni 50(a testimoniare che in quasi 40 anni poco o nulla è cambiato,i poveri sono diventati sempre più poveri e i ricchi...meglio non parlarne) e che mi ha riportato alla memoria il grande cinema neorealista italiano,De Sica e Rossellini in primis,attraversato dalla stessa ansia di raccontare la realtà,senza condizionamenti di sorta.Lo sguardo della Nair sulle vicende del bambino pur nella finzione(che si accentua nella seconda parte,decisamente più romanzesca quasi a brevettare il personaggio di un novello Oliver Twist) è uno sguardo da documentarista.Non le interessa indorare la pillola o mostrare scorci turistici:mostra senza compiacimento lo squallore di una bidonville che si confonde con la città,mostra una realtà non filtrata.O forse il filtro c'è:il filtro è rappresentato dagli occhi di Krishna,bambino che non ha avuto il tempo materiale per essere innocente e vivere la propria infanzia....
un esordio di notevole fattura poi non confermato da una carriera ondivaga
un bambino bellissimo e bravissimo
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