Regia di Jon Favreau vedi scheda film
Il monologo del critico pentito di Ratatouille ci illuminò sulle assonanze tra cinema e cucina, ancor più calzanti in questi tempi di cuochi superstar. Ci si tuffa di petto Jon Favreau, attore/autore/produttore, che accese la rinascita Marvel con il successo di Iron Man per poi specializzarsi in blockbuster via via più anonimi. Similmente il suo alter ego Carl, uno dei più promettenti chef della sua generazione, poi ingabbiato a rifare una versione scialba di se stesso dalle esigenze produttive, cioè dal proprietario del ristorante in cui lavora.
Aggiornandosi all’attualità dei social network, Chef racconta la tradizionalissima parabola di caduta & risalita di un creativo che ha perso la propria identità (e il rapporto con il figlio, e l’amore della moglie) in un agevole conformismo; un seguitissimo blogger lo stronca, lui sbrocca in diretta YouTube, s’impiglia nelle maglie di Twitter, scambia infine la cucina a 5 stelle con un più modesto (ma verace) furgone ambulante da cui dispensare street food semplice (ma tanto buono!) al pubblico, accorso in massa grazie alla promozione gratuita e virale di (pensa un po’) internet. La parata di stelle hollywoodiane smaschera l’aspirazione indie (ma il cameo di Robert Downey Jr. è irresistibile) e Jon/Carl mette troppa carne al fuoco, deviando, nella seconda parte, la metafora artistico-culinaria in un road movie a tappe forzatamente veloci. E scorrendo via innocuo come un bicchiere d’acqua: va bene per tutti, ma del coraggio agognato neanche l’ombra.
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