Regia di John Huston vedi scheda film
"La faccia (di Hazel) aveva l'aria fragile come se fosse stata rotta e aggiustata alla meglio, o come un'arma carica all'insaputa di tutti." ~ (dal romanzo LA SAGGEZZA NEL SANGUE)
Hazel Motes (Brad Dourif), reduce di una non precisata guerra, torna al paesello natale nel profondo Sud degli Stati Uniti. Le campagne si sono svuotate, e la fattoria di famiglia non è da meno. Hazel si concede una visita alle tombe della madre e del nonno predicatore (interpretato nei flashback da John Huston) e poi con abiti nuovi e nuovo cappello sale sul treno diretto alla città di Taulkinham. Alla stazione di Taulkinham Hazel si segna un indirizzo trovato sul muro di un bagno pubblico ("Leora Watts...il letto più accogliente della città") e ci si fa portare da un taxi. Allo stupito tassista che lo scambia per un predicatore (soprattutto per la foggia del cappello) precisa con foga che non è un predicatore e soprattutto ci tiene che sia chiaro che non crede in nulla. La lucciola Leora è grassa e spenta ma non ha problemi ad accoglierlo per la notte, purché paghi. Di giorno, esplorando la città, Hazel s'imbatte nel predicatore cieco Asa Hawks (Harry Dean Stanton) e in sua figlia Sabbath Lily (Amy Wright). Li segue incuriosito e a furia di essere pressato e provocato da Asa, che un momento sente in lui "l'odore del peccato", poi avverte che un predicatore ha lasciato "un segno" su di lui, e poi ancora cerca di farne un discepolo, Hazel infine sbotta e indispettito partorisce davanti a una folla di passanti i principi della sua nuova chiesa: la Chiesa della Verità senza Gesù Cristo.
Hazel conosce anche Enoch (Dan Shor), ragazzino sempliciotto disperatamente solo che dice di avere il "Sangue Saggio", perché a volte sente che da dentro qualcosa gli invia dei "segnali" o lo spinge a fare cose che non vuole (tra le sue ispirazioni c'è anche quella di aver individuato "il nuovo Gesù" in un esemplare di omuncolo rinsecchito e rimpicciolito che ha visto nella bacheca di un museo). Hazel non ci tiene a tirarsi dietro Enoch, ma è costretto a rivederlo perché lui solo può condurlo da Asa e Sabbath. Quando li ritrova Hazel prende in affitto una stanza nella loro stessa locanda e subito corre a vantarsi con loro dei progressi della sua Chiesa. Asa, che è in realtà fasullo sia come cieco che come credente, è innervosito dalla prossimità di Hazel. Sabbath Lily invece è euforica e ne approfitta per sedurlo mettendo in mostra i suoi tratti più impertinenti e peccaminosi ("Dal minuto che ti ho posato gli occhi addosso non ho smesso di dirmi: ecco quello che devo avere, potessi averne solo un pezzettino!...Mi sono detta: quella faccia innocente non nasconde nulla, lui è proprio sudicio fino alle budella, come me. La sola differenza è che io ci piglio gusto a essere fatta così e lui no. Sissignore! Io ci piglio gusto ad essere fatta così, e posso insegnarti a pigliarci gusto anche te. Non vuoi imparare a pigliarcelo?").
Nel frattempo Hazel ha comprato l'auto più scassata della città e ha cominciato a predicare davanti ai cinema usandone il cofano come pulpito. In una di queste occasioni attira l'interesse di Onnie Jay Holy (Ned Beatty), predicatore radiofonico e "creatore di profeti" che vede del potenziale nell'enfasi e nelle idee di Hazel e cerca di mettersi in affari con lui. Respinto in malo modo Onnie Jay decide allora di rubargli pubblico e dottrina: trova un morto di fame, lo agghinda come va vestito Hazel e gli fa dire quel che dice lui, mettendo così su uno spettacolino con tanto di chitarra a pochi metri dalla postazione di Hazel. [ATTENZIONE SPOILER] A quella vista Hazel rimane sbigottito e interrompe la predica, dopodiché attende che i due impostori abbiano terminato e quando si dividono segue la macchina del suo "sosia". In una stradina di campagna buia e isolata lo tampona, lo induce a scendere e lo affronta con rabbia. Quindi spinge la sua auto in un fosso, e quando quello tenta di scappare lo insegue e lo uccide passandogli sopra con la macchina ("Non sei sincero. Tu credi in Gesù... Perché dici che non credi in qualcosa mentre invece ci credi?...Due cose non posso soffrire, un uomo che non è sincero e quello che prende in giro chi lo è.").
Hazel:
"Se ho peccato, ho peccato prima di averne commesso alcuno. Io non credo nel peccato! Nulla conta oltre al fatto che Gesù non esiste!..."
"Il peccato è un trucco per fregare i negri..."
"Sono membro e predicatore di quella Chiesa dove il cieco non vede e lo zoppo non cammina e quel che è morto resta morto."
"La vostra coscienza è un trucco, non esiste, e se credete che esista, allora fareste meglio a farla uscire allo scoperto, darle la caccia e ucciderla."
"Io predico che ci sono verità di ogni genere, la vostra verità e quella degli altri, ma dietro a tutte c'è solo una verità, e questa è che non c'è alcuna verità. (...) Il posto da dove venite non c'è più, dove pensavate di esser diretti non è mai esistito, e dove siete ora non vale un granché a meno che non possiate fuggirne. Esiste un posto per voi? No, nessun posto...dentro voi stessi in questo momento è l'unico posto che avete."
Una delle frasi più citate di John Huston recita (più o meno) che "metà del lavoro del regista è scegliere gli attori giusti". Mi è subito tornata in mente perché qui quella metà è eseguita a regola d'arte. Facce e fisionomie perfette. Attori del sud e gente trovata sul posto. Brad Dourif poi non è mai stato così bravo. Il suo sguardo particolarissimo dà, direi, quasi corpo al dubbio e alla sofferenza non solo di non trovare una verità e di non avere "un posto", ma anche alla peculiare situazione vissuta da chi ha ricevuto un "imprinting" religioso traumatico che viene poi continuamente risvegliato ed eccitato da un incessante fiorire di finti profeti e spacciatori di dottrine fatte di di sacre scritture, superstizioni, immaginazione, ignoranza e opportunismo. Dourif non solo rende credibile un ruolo decisamente arduo ed estremo, ma ci aggiunge anche parecchio di suo rispetto alla descrizione che di Hazel fa Flannery O'Connor. Laddove la scrittrice dipinge un personaggio più enigmatico, tetro, ossuto, di poche parole anche se sempre pronto a far esplodere rabbia e frustrazione, Dourif (immagino col supporto di Huston) vira verso una figura più inquieta, rabbiosa, pura e immatura, quasi visibilmente scossa da una guerra tra fanatismo cristiano e fanatismo anticristiano in corso (a sua insaputa) dentro di lui. L'anima di Hazel è in un qualche modo contesa da questi opposti e confusi fanatismi come se fossero i veri volti del Bene e del Male, di Dio e del Diavolo. Si lacererà infine quando non ci sarà più alcun posto in cui rifugiarsi ("dentro voi stessi è l'unico posto che avete"), nel momento in cui, attraverso un suo "doppio", Hazel vedrà la falsità toccare anche i suoi pensieri, la sua dottrina, la sua parte più intima e sacra.
"A 12 anni sapeva che avrebbe fatto il predicatore. In seguito vide Gesù spostarsi d'albero in albero in fondo alla sua mente, una figura selvaggia cenciosa che gli faceva cenno di volgersi indietro e d'inoltrarsi nel buio dove avrebbe rischiato di mettere un piede in fallo, dove poteva star camminando sull'acqua a sua insaputa e poi accorgersene tutt'a un tratto e annegare." ~ (dal romanzo)
Il film è senza dubbio impregnato del proverbiale fascino gotico del profondo sud degli Stati Uniti così come si sprigiona dalle pagine del romanzo. Il tocco classico, leggero e ironico di John Huston è ideale quando si tratta di rendere la natura intrinsecamente grottesca delle genti e dei costumi sudisti e raramente il regista dà l'impressione di compiacersi di affondare le mani nel torbido o di mettere in scena un freak-show che oscuri la credibilità e l'umanità dei personaggi.
Quello che invece convince meno è il trattamento che Huston riserva alla figura di Enoch, il quale diventa protagonista di intermezzi puramente comici (fortunatamente non molti) che alleggeriscono davvero troppo il personaggio e mal si sposano con un tono generale complesso in cui coesistono grottesco, ironia, mistero e dramma umano. Nel romanzo Enoch fa e dice cose assurde, ma perché è chiaramente in cerca di un contatto umano e perché è spinto dal Sangue Saggio (dal romanzo: "Per circa una settimana il suo sangue tenne quotidianamente consiglio segreto con se stesso, interrompendosi solo di tanto in tanto per urlargli qualche comando....Durante l'intera mattinata non smise di sgusciare di qua e di là nell'inseguimento del sangue..."). Questo dialogo interiore, alcune sue estasi segrete e la patetica ricerca di un amico nel film vengono pesantemente ridimensionati e come conseguenza il personaggio perde spessore e non dà modo di empatizzare con lui. Ci restano, disossate, le sue stranezze e le sue mattane, come se non bastasse sottolineate spesso da musiche "da comica" o da allegri motivi country (c'è anche una fuga a suon di banjo...). Forse "il problema", o quantomeno la ragione di questa interpretazione discordante, risiede in due diversi concetti di comicità. O forse molto più semplicemente si tratta di differenze in materia di fede tra Huston e la O'Connor, il primo essenzialmente ateo, la seconda cattolica convinta e praticante (ma non priva di ironia e senso critico). Può darsi che in definitiva ci voglia una credente (nativa di quella terra) per cogliere tutte le sfumature dei più assurdi misteri della fede. A tal proposito così parlò Flannery O'Connor:
"È un romanzo comico che tratta di un cristiano suo malgrado e, in quanto tale, serissimo, perché tutti i romanzi comici di qualche valore devono trattare questioni di vita e di morte. (...) Il sangue saggio deve essere per queste persone il mezzo della grazia: non hanno sacramenti. La religione del Sud è una religione fatta da sé, qualcosa che come cattolica trovo penosa e commovente e cupamente comica . È piena di un orgoglio inconscio che conduce la gente a ogni genere di definizione religiosa ridicola. Non hanno niente per correggere le loro eresie pratiche e così le elaborano drammaticamente. Se questo per me fosse solo comico non varrebbe niente, ma io accetto le loro stesse dottrine fondamentali del peccato e della Redenzione e del Giudizio." ~ Flannery O'Connor
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