29° TGLFF - L'ALTRO FESTIVAL
In un variopinto palcoscenico sormontato da bizzarre scenografie camp e coloratissime, quelle magiche e surreali di una disco music tedesca anni '70 kitch, straripante e gioiosa che viene in soccorso generosa ad allontanare i crucci ed alleviare i disagi del disadattamento che caratterizzano pressoche' costantemente la vita del nostro protagonista Florian, ci immergiamo a capofitto nella vita di una famiglia tedesca affiatata, ma con evidenti difficolta' a comprendersi e ad accettarsi.
Florian e' un adolescente grasso che l'altrettanto obeso padre, un tempo atleta ed ora istruttore di nuoto annoiato e senza veri stimoli, vorrebbe poter allenare nei tuffi al posto dell'atletico e tosto coetaneo rumeno: vorrebbe quindi un figlio maschio atletico e duro, interessato ai motori, al calcio come lo era ed e' ancora lui, piuttosto che invece intento solo a suonare ed ascoltare certa musica e canzonette kitch e datate e fuori tempo massimo.
Meno male per Florian che esiste una mamma comprensiva e solare, che asseconda il figlio nella sua passione e lo coinvolge in appassionate sessioni en travesti a mimare il suo idolo musicale d'altri tempi. Tutto cio' almeno finche' la tragedia non coglie, inaspettata e crudele, padre e figlio quando la madre viene colta da un ictus fulminante e ricoverata in ospedale in coma irreversibile.
Inizia da quel momento un goffo ma tenero tentativo di avvicinamento tra un padre solo apparentemente insensibile e certo ruvido, inetto a certe finezzema volonteroso di cambiare, ed un figlio problematico con difficolta' evidenti di adattamento, oltre che tendenze sessuali sempre piu' esplicitamente omosessuali che lo avvicinano, anima e corpo, al bello e neanche tanto impossibile coetaneo rumeno.
I feel like disco e' una graziosa, riuscita e tenera commedia surreale ed ironica interpretata da attori irresistibili che riescono a trasmettere, grazie anche alla tenera disarmante ridondanza delle rispettive pinguedini corporali, una umanita' che cattura ed avvince, rendendoci consapevoli, almeno lungo tutta la durata della pellicola, che nella vita le problematiche e le sofferenze si vincono ed allontanano con la tolleranza, il rispetto e la comprensione delle differenti attitudini e la consapevolezza che le forzature tendenti ad uniformare comportamenti e stati mentali sono spesso o quasi sempre solo arbitrarie prese di posizione innaturali, inutili e tiranniche manifestazioni dell'egoismo e dela prevaricazione del carattere umano dei forti sui piu' deboli e spesso piu' onesti dei primi. Spesso farcito di siparietti musicali irresistibili e surreali, il film si avvale di un cameo divertentissimo del regista Rosa Von Praunheim nella parte di se stesso, dispensatore di consigli utili e pratici rivolti maliziosamente ad un padre forse grossolano, ma certo impegnato con tutta la propria determinazione ad autoimporsi un'apertura mentale che si rivelera' disarmante e non sempre risolutiva nei confronti di un figlio complessato ed incompreso.
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