Regia di Wally Pfister vedi scheda film
Nonostante l’aplomb da fantascienza seri(os)a, Transcendence è un’operazione fallimentare. Appoggiato sull’archetipo dell’esperimento che va male (un must da Frankenstein in poi), l’esordio di Wally Pfister è un ibrido fuori tempo massimo. Variazione sul tema delle intelligenze artificiali, Johnny Depp incarna un riluttante cybervisionario che dopo la morte - avvelenato da un proiettile al polonio - si ritrova a vivere una versione al cubo del futuro da lui immaginato. Transcendence rievoca così temi cari a William Gibson (da Negromante in avanti), si ricorda di Generazione Proteus del dimenticato Donald Cammell, cita La città verrà distrutta all’alba di George A. Romero e non dimentica né L’invasione degli ultracorpi né Andromeda di Robert Wise.
Pfister ce la mette davvero tutta per confezionare un prodotto di fantascienza che non ricorra ai soliti set piece e non sia costretto ad affidarsi solo agli effetti speciali. Eppure non funziona niente. Film dall’incedere plumbeo, filosoficamente banale, manicheo nella rappresentazione dei neoluddisti, ingessato nella triangolazione sentimentale portante e irrisolto ideologicamente, non è aiutato nemmeno da un Depp al minimo storico, assente come se fosse davvero l’ologramma di un filamento sinaptico smarrito nella rete. L’unico che s’impegna oltre la soglia del minimo sindacale è Paul Bettany, ma non incide sul destino di Transcendence.
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