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Transcendence

Regia di Wally Pfister vedi scheda film

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La recensione su Transcendence

di alan smithee
4 stelle

La trascendenza, come si legge da wikipedia, "indica in filosofia e in teologia il carattere di una realta' concepita come ulteriore, "al di là'" rispetto a questo mondo, al quale pertanto si contrappone secondo una visione dualistica". Visione dualistica che, a sua volta, contrappone - nel solito mondo di un nostro futuro sempre più allarmisticamente alle porte, probabile e imminente - gli scienziati come il dottor Will Caster e consorte, sorta di studioso-divo a cui è  prassi chiedere autografi, a tutta una organizzazione di pro-materialità e concretezza terrena, promotori appassionati di un ritorno alle origini e ai valori più schiettamente terreni e naturali di concretezza e consanguineità col territorio, che si oppone ai controversi seppur motivati e razionali esperimenti dello studioso e dei suoi seguaci, con azioni anche estreme che li rendono assimilabili ad organizzazioni terroristiche estreme e fanatiche.

 

Character poster Johnny Depp

Transcendence (2014): Character poster Johnny Depp

Quando una di queste sanguinose azioni di protesta interviene in prima persona ai danni del nostro protagonista, colpito seppur di striscio da una pallottola risultata però radioattiva, e destinata a portarlo ad una morte irreversibile e progressiva che lo uccide velocemente, ecco che il processo complesso e fino a quel momento astratto e concettuale di trascendenza viene messo in atto come azione inevitabile per mantenere, se non  in vita, almeno presente, o consapevolmente onnipresente, una figura che finisce per assumere caratteristiche divine, o al contrario demoniache e malvagie, se non in grado di "regolare", dirigere e condurre con saggezza questa nuova ed astratta concezione del vivere, pensare, organizzare.

 

locandina

Transcendence (2014): locandina

La macchina che si umanizza, o l'uomo che si astrae dal corpo per personalizzare la macchina ed entrare a farvi parte, l'intelligenza artificiale che tenta di divenire antropomorfa, ma perde da una parte l'invulnerabilità di una perfezione dai contorni divini e si corrompe laddove l'emozione, sotto forma di risentimento, prevaricazione, vendetta, finisce per condizionare e corrompere la inarrivabilita', sono tematiche affascinanti da tempo presenti nel cinema e nella letteratura: si pensi ovviamente (per citare così velocemente qualche caso che mi torna alla mente senza pretendere di risultare esaustivo) ovviamente e primo fra tutti a “2001 odissea nello spazio” , allo splendido “Scanners” di Cronemberg o, molto più in basso ma non così in fondo classifica, a quel “Tagliaerbe” quasi profetico di Bret Ratner. Il corpo e la sua materialità che soccombe a vantaggio della mente è una sfida ambiziosa e quasi concettualmente impossibile per un’arte visiva e fondamentalmente esteriore come il cinema.

In tal senso non siamo neppure molto distanti dalle tematiche astratte e impalpabili, ma con evidenti ripercussioni sugli aspetti civici e morali, espresse molto più validamente che in questa deludente occasione proprio di recente in un film apprezzato seppur controverso ed in grado di dividere come Her di Spike Jonze, capace comunque di farci accettare la dematerializzazione di un corpo (e che corpo!) a favore di una voce altrettanto gradevole ed irresistibile. Qui tuttavia il film, privilegiando la struttura thriller e un percorso ormai sin troppo abusato che parte dalla fine, dalle conseguenze catastrofiche planetarie per spiegarci la genesi di un percorso di autodistruzione reso inevitabile dagli eventi, si perde in luoghi comuni e situazioni banali, in dettagli e simbolismi (la tastiera del computer diviene un ferma-porte in un mondo ormai primitivo senza elettricità ne' più forme di comunicazione a distanza) forzati che procurano fastidio se non imbarazzo.

Morgan Freeman, Rebecca Hall, Cillian Murphy, Johnny Depp

Transcendence (2014): Morgan Freeman, Rebecca Hall, Cillian Murphy, Johnny Depp

Prodotto da Christopher Nolan, al cui stile convulso, ma mai fine a se stesso ed anzi ragionato, forse cervellotico, ma spesso stupefacente, il film tenderebbe a convergere, risultando al contrario pomposo e fastidiosamente metaforico e annegando in un teorema confuso e banalizzante che si traveste da thriller e si ingorga ed azzoppa con la forza della propria tronfia retorica, l'opera prima e sulla carta affascinante di Wally Pfister si forgia altresì di un cast maestoso degno delle produzioni del già menzionato e celebrato produttore-regista di Inception, a cui tuttavia non giovano molto nessuna delle importanti figure attoriali coinvolte: professionali certo, ma pure smarrite e svilite in personaggi-calco di mille altri, già visti in chissà quali altre occasioni; tra costoro, meno che mai risulta efficace il sempre (a mio parere) troppo incensato Johnny Deep, sguardo imbronciato e interrogativo di chi si sforza di rendere un personaggio in mutazione che, abbandonata la fisicità e la effimera consistenza terrena, finisce per perdersi e smarrirsi verso qualcosa di più o troppo elevato per rendere con credibilità e non banalmente e schematicamente le pieghe più sottili, nascoste e sin perverse delle nostre astrazioni cerebrali più profonde.

 

 

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