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Mai così vicini

Regia di Rob Reiner vedi scheda film

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La recensione su Mai così vicini

di EightAndHalf
4 stelle

Si può giudicare un film dalla "qualità" dei suoi difetti, perché non c'è niente di più odioso del ritrovare sempre gli stessi errori, sempre le stesse cadute di tono. Infine, a conti fatti, sempre gli stessi film. Purtroppo Mai così vicini rientra proprio in questa categoria, perché è proprio quello che ci si aspetterebbe da un film di intrattenimento per tutta la famiglia: buoni sentimenti, paroloni come "amore" e "famiglia" dati, al solito, molto per scontati, e qualche risolino qui e lì che magari salva tutto dal totale oblio.

 

Fin dalla Commedia Nuova di Menandro si gioca alla "commedia borghese", e si riflette anche sulla misantropia, quella che caratterizzava il Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, quella che caratterizza anche il Michael Douglas di questo Reiner un po' consumato dalla vecchiaia. Il protagonista, infatti, di And So It Goes, è un odioso agente immobiliare incapace di provare reali emozioni e incapace di trasmettere reale affetto, con un cinismo che accanto alla buona e piagnucolona Diane Keaton assume toni quasi iperbolici. Infatti i due protagonisti sono vicini di casa, e finiranno per intrecciare lentamente (ma molto poco gradualmente) una relazione amorosa grazie alla presenza della nipote di lui, apparsa improvvisamente alla sua porta perché il figlio di lui, ex-cocainomane, sta per andare (ingiustamente) in prigione. Così ha inizio l'incontro di questi due vedovi o inaciditi o eccessivamente fragili, che porterà al solito lieto fine, con in mezzo qualche piccolo ostacolo molto poco rilevante (che poi coincide con le gag, le parti più efficaci dell'intera pellicola, anche se spesso campate un po' in aria). Si dovrebbero dare per buone troppe cose per riuscire a promuovere anche al "carino" la nuova commedia di Rob Reiner: certi passaggi narrativi che stroppiano, troppi inutili personaggi di contorno, l'incapacità impressionante di cogliere i naturali passaggi affettivi di un essere umano o, addirittura, di una macchietta umana come il protagonista Michael Douglas. Infatti il protagonista "scopre il sentimento" immediatamente, senza reali mediazioni, senza reali spiegazioni. Diventa affettuoso e cordiale senza che lo spettatore si senta minimamente coinvolto in questa evoluzione: probabilmente perché essa è assente, e il suo personaggio cambia da così a così nell'arco di pochi minuti. Forse a dimostrare che cambiamenti non ce n'erano, e che si è finalmente arrivati alla parte più tenera anche di lui. O forse si vorrebbe cercare di portare avanti una minima evoluzione (lui diventa manager di Diane Keaton per far sì che lei accetti di prendersi cura della bambina? Perché, sennò, improvvisamente?), ma è tutto troppo superficiale, scontato, banale, fintantoché si è tenuti svegli da certe situazioni più divertenti di altre, e certe uscite particolarmente ilari della collega di Michael Douglas, Frances Sternhagen. E' vero però che certe situazioni divertenti stonano davvero con l'andamento generale della pellicola: lo scivolone dell'imparrucato Rob Reiner sullo scivolo d'acqua, il parto della vicina, il rapporto sessuale fra il cane e il peluche, tanto che alla fine si capisce che, più che per l'ironia, ci si è messi a ridere un po' per la disperazione.

 

Forse And So It Goes rientra fra quelle commedie un po' sopra la media, come Tutto può succedere, che consentono maggiore divertimento spassionato allo spettatore (forse perché ancora troppo fresco e fastidioso il disagio per il recente, osceno, The Big Wedding), ma a conti fatti il film rientra nella mediocrità, e non si può proporre nemmeno un paragone con altre pellicole come lo stesso Tutto può succedere o Qualcosa è cambiato, per l'eccessiva superficialità (un po' borghesuccia?) con cui si sorvola su certe situazioni: basta pensare all'incontro con la madre naturale della nipotina, tossico-dipendente. Viene lasciata per strada, quasi nel suo stesso vomito, dopo che ha espresso i più totali sentimenti nei confronti della bambina, e il discorso viene liquidato con qualche dubbio da parte della piccola, senza per questo negarsi una bella risata liberatoria in macchina riguardo la futura "evasione" del padre: certi passaggi tanto stonano che si mette in dubbio ciò che si sta vedendo.

Nota a margine: Diane Keaton (presente anche in The Big Wedding) in questo film fa la cantante che intrattiene nei ristoranti. Ma se in un ristorante di lusso mi si mettesse a parlare di amore o di altri sentimenti tra una canzone e l'altra, mentre sto mangiando, le lancerei addosso un pomodoro.

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