Regia di Rob Reiner vedi scheda film
In originale, il titolo dell’ultima fatica di Rob Reiner suona più o meno “e avanti così”. Continuiamo così, quindi, facciamoci del male: dichiarazione di stanchissima rassegnazione fin da prima di cominciare, il film del regista sessantasettenne potrebbe essere letto come una confessione autobiografica per interposta, altrettanto rassegnata, storia d’amore. Quella cui si abbandonano con tutte le remore del caso i vedovi Michael Douglas e Diane Keaton, recalcitranti di fronte a un sentimento che nasce dal fertile terreno dei battibecchi fra vicini. Sono ammaccati dalla vita, ma, come la Keaton sa bene, «abbiamo tutti bisogno di uova»; and so it goes, il gioco della seduzione continua pur nella consapevolezza delle trappole e del dolore che a esso soggiacciono. Lo stesso vale per Reiner, che pur riconoscendo la sua stanchezza (nell’ultimo lustro i suoi lavori sono tutti stati dirottati, quasi subito, sull’home video), si presta al gioco della commedia sentimentale, capitolo terza età (dopo quello giovane di Harry ti presento Sally e quello maturo di Storia di noi due) e cerca la volenterosa complicità di due vecchi leoni. Il problema però sta nel manico, in uno script gonfio di orpelli melodrammatici (malattie, tossicodipendenza, figli orfani, carcerati innocenti e via elencando disgrazie) su cui Reiner glissa quasi infastidito per riportare il focus sul ballo a due dei suoi vicini/nemici/amanti: contraddicendo un suo vecchio titolo, a volte è troppo tardi.
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