Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Oren Little è un benestante 70enne, titolare di una prospera agenzia immobiliare. Sposato per 44 anni, dopo la morte della moglie ha deciso di mettere in vendita la villa in cui ha vissuto con lei. In attesa di andare in pensione e sistemarsi in una sua casetta in montagna si stabilisce provvisoriamente in una casa quadrifamiliare nel Connecticut. Qui vivono 2 famiglie con bambini e Leah, 65enne anche lei da poco vedova, che per riempire le serate solitarie si è trovata degli ingaggi come cantante in un ristorante. All'appartamento di Oren, stipato di oggetti cari del suo passato da cui non riesce a separarsi, si presenta un giorno il figlio, che non vedeva da 10 anni: deve scontare 18 mesi di carcere, arretrati di quando era un tossico sbandato, e non ha nessuno a cui affidare la figlia Sarah, che ha cresciuto da solo. Con l'aiuto e l'amore di Leah, Oren dà alla bambina la famiglia stabile che non ha mai avuto e con i suoi agganci "in alto" riesce a far uscire il figlio, grato, di prigione.
Leggendo questa trama vi stava venendo la nausea, vero? Una storia invendibile non solo per i cinema, ma persino per le fasce pomeridiane delle reti via cavo. Dopotutto deve averlo pensato anche l'autore della sceneggiatura Mark Andrus - suo il sopravvalutatissimo QUALCOSA E' CAMBIATO (Oscar 1997 a Jack Nicholson e Helen Hunt) - e così ha deciso di metterci un po' di pepe, completando il disastro.
Dimenticatevi il burbero benefico alla Walter Matthau: Oren Little (Michael Douglas) è un vecchiaccio antipatico, arrogante, razzista, sboccato, cafone, perennemente arrapato, privo di qualsiasi sensibilità, capace di maltrattare senza problemi cani, bambini e donne incinte. Prima sbologna direttamente la nipote alla vicina; poi, individuata la madre della ragazzina che non vedeva la figlia dalla nascita, non ci pensa due volte a farle i bagagli e riportargliela. Salvo poi rendersi conto che la donna è drogata e malata di Aids: capisce che non è il caso e si ricarica la pupa in auto, mollando la poveretta disperata e piangente sul marciapiede.
Leah (Diane Keaton) è una vecchia gallina saccente e lagnosa, mai stata madre ma che pretende di dare agli altri lezioni sull'educazione dei figli. Scoppia a piangere ogni volta che canta (maluccio) una canzone che le ricorda il marito, con disperazione del padrone del ristorante (non riesce mai a finire un concerto) ma è fortemente raccomandata dal suo vecchio amico e discreto corteggiatore pianista, interpretato dall'attore e regista Rob Reiner.
Il quale è davvero irriconoscibile, e non solo per colpa dell'orrido parrucchino portato dal suo personaggio. Nessun regista al mondo avrebbe potuto tirare fuori qualcosa di buono da una storia del genere. Ma per tutto il tempo ci si chiede che fine abbia fatto l'uomo che ha diretto lo struggente STAND BY ME e lo scatenato LA STORIA FANTASTICA, che ci ha fatto sorridere e commuovere con HARRY TI PRESENTO SALLY e ci ha inchiodati alle poltrone con MISERY NON DEVE MORIRE, che ha saputo gestire con abilità una commedia sentimentale come IL PRESIDENTE. UNA STORIA D'AMORE e un classico procedural come CODICE D'ONORE. Già aveva mostrato pessimi segnali di decadimento con il bruttino ALEX E EMMA e con l'imbarazzante NON E' MAI TROPPO TARDI, ma qui ha davvero raggiunto il fondo.
Quello che era un maestro di ritmo e leggerezza ci ammannisce una sbobba indigeribile, con momenti di sentimentalismo appiccicoso alternati a scene da cine-panettone dal sapore stantio. Lui che col suo tocco sapeva far brillare anche l'ultima delle comparse concentra tutte le energie sui protagonisti e non sfrutta in nessun modo le potenzialità dei comprimari, fatta salva la come sempre formidabile Frances Sternhagen (l'80enne segretaria di Oren). Incapace di far sorridere prova a farci sghignazzare con battutacce, scenette da avanspettacolo già vecchie ai tempi di Plauto e situazioni caricate e inverosimili che contrastano con lo sdolcinato happy end.
Il granitico Michel Douglas non ha mai avuto idea di che cosa fossero i tempi comici, nemmeno da giovane. Qui si limita a ringhiare strafatto di viagra - fa quasi pena. Quanto a Diane Keaton mi chiedo chi le abbia messo in mente l'idea di poter cantare in pubblico, è davvero penosa. E dovrebbe smetterla con queste love story della terza età dove si comporta come un'adolescente: 70 anni sono un po' troppi per fare l'ingenua, non so se è più imbarazzante o patetico.
Consiglio: mettete su il dvd di HARRY TI PRESENTO SALLY e restatevene a casa. Voto: 2
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