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Un sacco bello

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un sacco bello

di axe
7 stelle

E' sempre un piacere rivedere questo datato classico di e con Carlo Verdone, il quale interpreta più ruoli, ciascuno corrispondente ad un "tipo" di trentenne, probabilmente comune tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. La trama si compone di un intreccio di tre storie, ambientate in una calda e desolata Roma di mezzo agosto. Enzo, giovane godereccio, vorrebbe trascorrere una vacanza avventurosa in Polonia; convince un amico ad accompagnarlo, ma è costretto a desistere per un suo grave malessere. Leo, benchè mostri fisicamente una trentina d'anni, è una persona molto immatura; della sua buona indole approfitta una giovanissima ragazza spagnola. Ruggero è un hippie, allontanatosi da Roma e poi tornatovi per fare questua. E', non tanto casualmente, rintracciato dal padre, il quale lo riporta a casa, tentando di convincerlo a rientrare in famiglia, anche tramite gli interventi di alcuni conoscenti nell'autorevolezza dei quali ha fiducia, ma senza successo. Sebbene le molte sequenze siano divertenti, tanto da essere diventate "fenomeno di costume" - esempio, le battute del verace Mario Brega, nel ruolo di sè stesso, quale papà di Ruggero - i contenuti appaiono drammatici. I tre protagonisti, memorabilmente interpretati da Carlo Verdone, sono personaggi tristi e patetici. L'esuberante Enzo è una persona priva di moralità; assolutamente superficiale, incapace di andare oltre la materialità dei concetti, paga le conseguenze di ciò con una disperata solitudine. Nel corso degli eventi narrati nell'episodio a lui dedicato perde quello che più si avvicina, per lui, ad un amico; è costretto, per tentare di condividere la sua avventura con qualcuno, a contattare conoscenti occasionali e amici di conoscenti che neppure ha mai visto. Il timido Leo è succube della figura materna, che lo ossessiona pur essendo assente, ed è incapace di esserne indipendente. Il rapporto che intreccia con Marisol, una spontanea e disinibita ragazza spagnola in difficoltà, potrebbe aiutarlo a maturare; ma l'improvviso giungere del fidanzato di lei fa crollare ogni illusione, lasciando il protagonista dell'episodio demoralizzato e consapevole dei propri limiti. Ruggero si è allontanato dalla capitale per stabilirsi in una comunità hippie in Toscana. Tornato a Roma, il padre Mario riesce a portarlo a casa. Dal dialogo tra lui, il figlio, e gli autorevoli personaggi invitati dal papà - un uomo tutto d'un pezzo dall'arrabbiatura facile, fin troppo fiducioso in quelli che "hanno studiato" - emerge assoluta incomunicabilità; totale inconsistenza delle ragioni di Ruggero, il quale appare più animato da desiderio di star lontano dal protettivo papà, che da una vera "illuminazione" mistica; irrilevanza, infine, delle figure in cui Mario ha fiducia. Il sacerdote Don Alfio è morbosamente curioso dei dettagli circa la promiscuità nella vita nella comunità hippie, il "professore" divaga sterilmente sulla decadenza dei costumi e sull'incapacità di educare, il cugino Anselmo è protagonista di una prevedibilissima e triste vita calcolata al centesimo. Il tutto mentre, nell'indifferenza di alcuni personaggi, un ordigno esplode nella notte, a memoria della violenza serpeggiante durante gli "Anni di Piombo". Bravissimo Carlo Verdone nei ruoli dei tre protagonisti, nonchè di alcuni comprimari. Memorabili anche Mario Brega, e Isabella De Bernardi, nei panni dell'aggressiva e disillusa Fiorenza, la giovanissima compagna di Ruggero. Un'opera che fa ridere e - soprattutto - riflettere; l'attore e regista romano racconta un periodo storico attaverso particolari personaggi che - immagino, essendo all'epoca troppo giovane per poter fare oggi valutazioni precise - hanno avuto diversi omologhi nella realtà.

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