Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Durante il ferragosto romano, tre giovani sono alle prese con piccoli problemi quotidiani. Il bulletto Enzo vorrebbe andare a Cracovia con il suo migliore amico; Ruggero tenta di diffondere il verbo hippy ai semafori; Leo è un giovane mammone intento a raggiungere i parenti a Ladispoli e a sedurre una ragazza spagnola incontrata per caso. Cronaca di tre fallimenti, cuciti in un unico film dal trasformismo fregoliano di Verdone. Ma se la struttura complessivamente è debole e risente eccessivamente degli sketch da avanspettacolo, nella memoria rimane la parodia delle moderne nevrosi verbali giovanili e la prova eccellente di Mario Brega nella parte del padre indispettito di Ruggero, comunista con due pugni chiusi e non con uno solo. Verdone si mostra tanto abile nell'incarnare i tre protagonisti e gli altri di contorno, nel metterne implacabilmente alla berlina cliché e costumi, quanto superficiale sociologicamente. Se l'operazione era passabile all'epoca, col senno di poi sfigura rispetto al disincanto di Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi (Mattoli, 1962) e di Don Camillo e i giovani 'oggi (Camerini, 1972) e a quell'impietoso monumento al disagio generazionale che è Ecce bombo di Nanni Moretti.
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