Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Capita spesso che un autore cinematografico spari le sue migliori cartucce all'esordio. Non c'è niente di male. Secondo me Verdone ha dato il meglio di sé nei suoi primi due film, Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. Il primo è del 1980 e coincide con l'anno che spesso e volentieri è considerato il termine cronologico ultimo della commedia all'italiana. Verdone giunge alla regia cinematografica su un duplice binario di esperienze, quella di cabarettista ed imitatore televisivo e quella del diploma in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Abbina, quindi, una tecnica registica appresa nella migliore accademia d'Italia e uno studio del personaggio che in parte è innato e in parte è stato affinato con l'esperienza nel cabaret e alla televisione. I suoi personaggi (almeno i tre principali), in Un sacco bello, non sono semplici macchiette, perché Verdone ci fa ridere, palpitare e soffrire insieme a loro: impossibile non provare un senso d'angoscia insieme al bulletto di periferia Enzo, quando dà fondo alle scarse risorse telefoniche, per trovare un compagno di viaggio verso la Polonia. Ma va da sé che la riuscita del film non sarebbe stata la stessa - e in alcuni momenti si ride davvero fino alle lacrime -, senza la presenza di alcuni caratteristi strepitosi, come Mario Brega (il padre di Ruggero), Renato Scarpa (l'amico di Enzo), Sandro Ghiani (il compagno di Ruggero) e Luciano Bonanni (il portantino nella stupenda sequenza all'ospedale).
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