Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Secondo me rimane a tutt'oggi il migliore film di Verdone. Forse cinematograficamente è solo un buon film, ma i dialoghi (e i monologhi) e soprattutto la recitazione sono eccellenti. I personaggi interpretati dal regista sono resi tutti bene; i tipi umani, poi, sono presi di peso dalla realtà. Verdone è così bravo che si stenta a riconoscerlo dietro il tipo in vestaglia col pizzo. Come sapeva cambiare il tono di voce e l'accento lasciano senza parole. Sarebbe poi tornato molte volte sul alcuni di essi, a volte ripetendosi, ma qui bisogna dire che le caricature sono originali e riuscite. Forse anzi caricature lo sono solo leggeremente, perché quei tipi capita di vederli anche nella vita reale. Sono anche indovinati certi personaggi interpretati da altri attori, specie la ragazza (bella) spagnola e il suo tizio. Scusate se mi ripeto, ma mi è capitato più volte di vederne in giro di simili. Poi lui che la pianta, la trova e la picchia, si dà arie, e dopo lei gli cade tra le braccia... molto vero. Bravo e simpatico è il padre di Verdone hippy, che dice una frase memorabile: a dottò, non ricominciamo a divagà, non l'ho chiamata per parlare de chitare, de tamburi, de bocce!!! Sembra sia l'unico della brigata ad essere dotato di buon senso e di senso pratico. Tra il prete modernista e buonista, il vicino bacchettone, e i due hippy sbarazzini non c'è troppo da stare allegri.
Su tutte le storie, tra qualche ristata qua e là, aleggia una certa amarezza e malinconia. Forse il comune denominatore è il non soddisfacimento del desiderio, il non raggiungimento dello scopo. Dopo questo bell'esordio, Verdone girò "Bianco, rosso e Verdone". Secondo me lì perse la schiettezza e la freschezza di questo film, e finì per girarne uno troppo macchinoso e in fondo ambizioso.
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