Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film
Bianchini porta avanti una narrazione lineare, ma spoglia di qualsiasi sviluppo a livello denotativo, e preferisce raccontare la realtà che si fa incubo, e viceversa.
Non essendo un divoratore di film, non capisco da dove possa essere uscito questo Oltre Il Guado. Perché, parlo per opinione personale, siamo quasi al capolavoro, ed ecco i motivi. Il regista italiano Lorenzo Bianchini decide di dirigere un film che, a rischio di contraddirmi, sostengo essere di puro intrattenimento. Ma nel senso che Across The River riesce a intrattenere ogni singola nostra sinapsi. La cura maniacale di ogni aspetto cinematografico contribuisce a creare uno stile: dal sonoro minimalista, alla scelta del "muto" come traduzione in immagine delle emozioni da suscitare, alla fotografia, ora fioca, livida, spettrale, diafana, obliqua. Bianchini porta avanti una narrazione lineare, ma spoglia di qualsiasi sviluppo a livello denotativo, e preferisce raccontare la realtà che si fa incubo, e viceversa. In questo film di ricerca e avventura gotica, il nostro personaggio va a invischiarsi in un mondo fuori dal nostro tempo e spazio, un universo mesmerico. Ci sono delle sequenze magistrali, come quando il focus di attenzione passa dal monitor del computer ai movimenti della casa, oppure quando il protagonista ritorna ossessivamente sui propri passi, secondo una narrazione ellittica. Ci sono anche le citazioni, da Dreyer a Kubrick (più 2001 che Shining) e anche un gusto onirico che ricorda Fussli. Sinceramente un unicum nel panorama italiano, ma se ce ne fossero altri così nel sottobosco indipendente, sarei felicissimo di sbagliarmi. Da vedere e rivedere la scena nella vecchia osteria.
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