Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film
Negli ultimi 15 anni il cinema orrorifico italiano di rilievo è stato un fenomeno sotterraneo e autoprodotto, a bassissimo budget, altissima passione, distribuzione prossima allo zero. Al netto di Zampaglione e dei Manetti Bros., facendosi strada in una massa di opere insostenibili (e non è una questione di gore morboso, come per Morituris di Raffaele Picchio, ma soprattutto di idiozia), sono da recuperare i film di Gabriele Albanesi, di Simone Scafidi, del prolifico Domiziano Christopharo, e, soprattutto, di Ivan Zuccon (su tutti: Nympha e Colour from the Dark) e Lorenzo Bianchini, regista friulano di culto, quantomeno a partire dal primo lungo, Lidris cuadrade di tre. Qui, in Oltre il guado, racconta di un etologo al confine tra Italia e Slovenia, perso sulle tracce di una volpe (su cui ha montato una telecamera e che lo spinge a inoltrarsi al di là del fiume). E ci propone un film, secco e raffinato, sapientemente amatoriale, che affonda nella natura e nel folclore tendenze internazionali (le riprese in soggettiva di The Blair Witch Project & Co.): un’oscura fiaba per uomo solo e arcaici fantasmi, una cantilena sublime e disumana. Un’opera di deriva angosciosa e allucinata, ellittica, sospesa, completamente antididascalica e dunque gravida di terrore ancestrale, giocata sul respiro lento delle attese, dell’ambiente familiare e perturbante, dei dettagli che ritornano, dello scorrere fluido e ipnotico degli elementi primordiali. A oggi, il miglior film di Bianchini.
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