Regia di Billy Wilder vedi scheda film
"Una rivisitazione di Cenerentola in chiave moderna posta alla base dell'eterna lotta di classe tra borghesi e proletari"
Un tempo non amavo vedere più volte lo stesso film, ed invece casi di netta rivalutazione in positivo, mi costringeranno per il futuro a cambiare sempre più questa insana abitudine. A quanto ne so, la critica ufficiale è spaccata su che giudizio dare a quest'opera; i sostenitori del Wilder più cinico tendono a considerare Sabrina un'opera minore (Morandini gli appioppa un inspiegabile voto di 3 stelline definendola convenzionale e zuccherosa), mentre altri più lungimiranti un capolavoro (Mereghetti gli dà 4 stelline, il massimo), inutile dire che dopo la revisione mi schiero con la seconda fazione e spiegherò il perchè di questo.
La storia base é la più sciocca e rivista del mondo, specialmente per il genere romantico (giovane ragazza figlia dell'autista di una famiglia di ricchi industriali s'innamora del figlio loro milionario); in sostanza nulla di nuovo e quindi verrebbe da chiedersi come mai questo film asfalti al 90% dei film del genere (e molti altri al di fuori di esso); i motivi sono tanti e li esporrò sotto.
Billy Wilder fà un patto con lo spettatore (che il regista in un'intervista a Crowe definirà "patto magico" tra la Hepburn e lo spettatore, il quale viene legato saldamente al film e subito si schiera dalla parte della giovane ragazza); sin da subito mette in chiaro che ci troviamo innanzi ad una fiaba un pò cinica, quindi prendere o lasciare.
D'altronde il prologo iniziale con tanto di voce fuori campo ("c'era una volta"), la messa in scena (la stupenda fotografia fiabesca di Charles Lang), ripetuti stilemmi visivi come la luna, location che riflettono i moderni archetipi della fiaba come la villa della famiglia Larrabee che sotituisce il castello etc...) settano e costruiscono la giusta atmosfera (e qua si vede il manico del grande regista che prende un soggetto di poco conto e lo trasforma in un film di serie A).
L'essere una fiaba moderna, ben lungi dal penalizzare questa pellicola, é anche l'elemento che ha consentito a quest'opera di sopravvivere intatta sino ad oggi a distanza di decenni, poiché cristallizzatesi in una forma senza tempo.
La fisicità di Audrey Hepburn é un ulteriore punto a favore visto che aumenta il carico fiabesco ed innocente, risultando una perfetta eroina positiva tipica delle fiabe. Il regista intelligentemente sceglie di puntare sul fatto che lei inizialmente é ignorata dal figlio minore scansafatiche, David (William Holden) non perché non bella, ma per via del fatto che non si valorizza per niente; in sostanza é una ragazzina (non a caso il marchese a Parigi prenderà in giro affettuosamente la ragazza per la sua pettinatura infantile con la coda di cavallo). Solo andando a Parigi ed imparando a vivere, potrà maturare e sognare l'impossibile, ritornando in america come una vera donna sofisticata e consapevole pienamente dei propri mezzi. Holden come scapestrato don giovanni é perfetto, mentre il mito di Casablanca; Humprey Bogart nonostante sia una seconda scelta (Grant non era disponibile) e abbia creato un casino di problemi sul set (il più divertente é che considerava i dialoghi roba da bambini di 7 anni... dovrebbe leggere i copioni odierni; roba per spermatozoi presumo. Senza considerare i tentativi falliti di umiliare la Hepburn e quelli riusciti di attaccar briga con Holden... in sostanza la fiaba stava solo sullo schermo) proprio per la sua inadeguatezza che maschera con il suo forte cinismo, funge da perfetto contrappunto all'idealismo della giovane Sabrina, che se non tenuto a freno avrebbe comportato eccessive dosi di zucchero e melassa per lo spettatore, che non avrebbe tollerato neanche se giustificate dall'atmosfera da fiaba. Tutto questo è ulteriormente valorizzato dalla magnifica fotografia in bianco e nero di Charles Lang che ti trasporta (specialmente nelle sequenze con Audrey Hepburn) letteralmente in un sogno ad occhi aperti dal quale non vorresti mai svagliarti, per via dei picchi di alta poesia visiva che la pellicola raggiunge (e poi c'era chi accusava Billy Wilder di curare poco l'aspetto visivo dei suoi lavori; il bianco e nero di questo film è sicuramente quello più riuscito di tutta la carriera del regista).
Wilder riesce a creare un film sentimentale perfetto in tutto, usando il genere per mettere in scena la lotta di classe. L'eterno scontro tra il proletariato (Hepburn) vs borghesia (Bogart e Holden); il primo deve travestirsi da essere sofisticato per entrare nel mondo del secondo e portarsi al suo livello. Per alcuni é elevazione (la servitù fa il tifo per la giovane), per altri é mero arrivismo (considerazioni della famiglia) e per altri un'utopia stupida (il padre di lei constaterà amaramente che "nessun povero é mai stato detto democratico per aver sposato un ricco"... una frase devastante, lungimirante e profonda che mi porterò per tutta la vita). Forse Sabrina anticipa quello che Pasolini negli anni 70' in un'intervista definì come l'assimilazione del proletariato al mondo borghese; quindi vestiti firmati a tutta forza, modo di vivere non consono, consumismo sfrenato, apparenza, la moda etc...
Lodevole che un film sentimentale uscito da Hollywood faccia scaturire tali pensieri... eh si... Wilder era illegale con le sue lungimiranti quanto incisive sceneggiature.
Che si può dire quindi di un capolavoro che mostra tutta la poliedricità del regista in questione? E' un film zuccheroso nei punti giusti, con delle frasi poeticamente malinconiche che scaturiscono dai dialoghi della ragazza ("le definizione della vie en rose"), cinico quando deve esserlo (i personaggi di Bogart e del padre di Sabrina) e azzecca i tempi comici della battuta (personaggi del padre riccone e di Holden); in sostanza un equilibrio perfetto di questo ineguagliabile triangolo.
Un capolavoro senza tempo da preservare e ricordare per le future generazioni, alle quali i produttori attuali propinano pseudo fiabette dark (i tremila Cappuccetto Rosso Sangue, Biancaneve nuovo, Twilight etc...) e filmacci romantici da quattro soldi (la roba con la Bullock, Julia Roberts o i film girati da Moccia per intenderci). Lasciate perdere quella roba e vedetevi la più bella fiaba romantica mai portata sul grande schermo.
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