Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Titolo tutt’altro che minore nella filmografia di Alfred Hitchcock, a dispetto di tecniche cinematografiche ancora artigianali e di una recitazione non del tutto affrancata dall’affettata teatralità del cinema muto. Il film è girato quasi interamente in studio, gli esterni sono realizzati con immagini che scorrono sullo sfondo, i dialoghi sono scarni e gli attori eseguono i rispettivi compiti come bravi scolari e nulla più. Ciò nondimeno, il Maestro impartisce una grande lezione di suspense, ampiamente evocata nel celebre libro-intervista del 1966, che François Truffaut realizzò con il regista britannico. Valga per tutte la memorabile e lunga scena del ragazzino che, ignaro, trasporta una bomba per le vie di Londra. Lo spettatore sa che l’ordigno esploderà alle 13,45. Hitchcock alterna inquadrature di orologi, contrattempi e ostacoli lungo il percorso, in un crescendo di tensione da antologia. Come spesso accade nei suoi migliori film, l’identità del “sabotatore” viene svelata fin dall’inizio. L’interesse si sposta sul modo in cui il personaggio tenterà di non farsi scoprire e portare a termine l’attentato successivo. Un’impostazione classica della narrativa hitchcockiana, impreziosita da un’ambientazione londinese anni ’30 infarcita di dettagli succosi negli arredamenti, nei costumi e nelle acconciature. Le bancarelle di frutta coloniale (ananas e pesche in piena Londra!) e la sala cinematografica dentro e intorno alla quale ruota l’azione restano impresse nella memoria. La famiglia che gestisce il piccolo cinema vive tra casa e bottega. Per uscire o entrare in casa, si attraversa lateralmente la sala, si lancia una rapida occhiata alla scena in corso, si passa per lo stesso ingresso degli spettatori e ci si ritrova davanti alla cassa. Credo che da bambino avrei adorato un’abitazione del genere. Insieme a “Murder!” del 1930, “Sabotage” resta per me uno dei migliori esiti del periodo inglese e in bianco e nero di Alfred Hitchcock. Non rientra probabilmente tra i suoi successivi capolavori, ma il tocco del genio c’è già tutto.
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