Regia di Wes Ball vedi scheda film
Un tizio si risveglia in una radura, in mezzo a una foresta: con lui, un gruppo di sconosciuti costretti a collaborare per assicurarsi la sopravvivenza, attorno a loro una quantità imponente e compatta di misteri. Se il plot suona familiare a quello di Lost è perché Maze Runner sfrutta intelligentemente il pregio iniziale della serie di Lindelof & Cuse. Ovvero scaraventarci nel cuore di un universo ostile, senza preamboli e senza informazioni, sovrapponendoci al protagonista affamato, come noi, di curiosità e risposte. Non c’è nessun incidente aereo, però, nessun’isola enigmatica e irrintracciabile, e i personaggi, senza passato, sono tutti adolescenti: ci muoviamo nell’ormai frequentatissimo territorio delle distopie per giovani adulti tratte da saghe letterarie (in questo caso, una trilogia più prequel scritta da James Dashner).
Ma, rispetto ai numerosi epigoni di Hunger Games, Maze Runner asciuga tutto, o quasi, sull’essenzialità dell’azione, correndo veloce sulla strada dell’intrattenimento puro, infilandosi di tanto in tanto in qualche venatura orrorifica genuinamente spaventosa, agganciandosi alle dinamiche da videogame più efficaci (superare un livello per passare al successivo), ignorando (per ora) ogni deriva sentimentale. Purtroppo non siamo in tv, posticipare le risposte e vivere di cliffhanger non è un ritmo che si sostiene a lungo, e infatti la pellicola s’incarta nel (molteplice) finale. Che lascia tutto in sospeso fino al prossimo episodio: il pubblico è avvisato.
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