Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
apparendo per quello che è, un'assurda e grottesca invenzione filmica degli anni '70 del '900, il film della guzzanti non poteva che prendere le forme di una rappresentazione filmica e quindi di finzione, da parte di un gruppo di lavoratori dello spettacolo. a partire da quelle "n" rovesciate che fanno tanto reperto sovietico rimasto ad ammuffire in qualche scantinato per colpa della nomenclatura, passando per la bella fotografia impolverata di ciprì, fino agli effetti speciali rozzissimi da cartone animato cecoslovacco e le musiche di piovani che ricordano certi capolavori del nostro bel cinema che fu, lo spettatore viene accompagnato in questo racconto affascinato?..., stregato?...., perplesso?....., incredulo?...., indignato?....., divertito con scuotimento del capo e poi allibito ma conscio. se si pensava che un racconto come questo potesse essere fanta-politica propria degli anni bui in cui il complotto era all'ordine del giorno, non si poteva di certo immaginare che invece potesse accadere alle soglie del nuovo millennio, proprio in casa di una delle grandi potenze terrestri. eppure... eppure. già lucarelli ne trasse due puntate del suo programma, a partire già dallo sbarco in sicilia durante la seconda guerra mondiale. se capita in poche occasioni proprio di ridere di gusto di certe caratterizzazioni, come quelle di massimo ciancimino, che appare come un nosferatu alla "jimmy il fenomeno", poi per il resto nel documento filmico si assiste tristemente ai fatti nudi e crudi come risultano documentati. dico tristemente perchè non può essere additato altrimenti. è triste che uno stato debba scendere a patti con la criminalità organizzata per porre fine alle stragi dei propri rappresentanti. forse è ancora più triste che uno stato debba far credere che è dovuta ricorrere ad una trattativa per tornare ad una normalità più normale. perchè poi parlano altri fatti, di processioni religiose che si fermano dinnanzi ad un determinato balcone per rendere omaggio, piuttosto che alla ricostruzione della famosa agenda rossa di borsellino, scomparsa lo stesso giorno della sua morte. un'agenda di cui non sapremo mai nulla, ma che la guzzanti tenta di ricostruire semplicemente basandosi sul percorso che la politica ha intrapreso da quegli anni fino a oggi. è più comico sentir dire da un collaboratore di giustizia che un "belluscone" non avrebbe mai potuto fare l'affigliato perchè troppo imbarazzante per l'organizzazione, o più deprimente assistere come lo stivale non sia assolutamente cambiato dalla strage di portella della ginestra? è veritiero che un gaspare spatuzza provi rimorso col senno di poi per l'omicidio di un prete, solo perchè questo una volta atterrato dal colpo alla nuca, sorrideva? si può pensare o credere che un anatema scagliato da un papa a caso dal suo balcone, possa anche solamente colpire il senso di giustizia di un malavitoso? si può credere ad un mancino quando dice di borsellino che ne conosceva la statura professionale, ma che non lo conosceva? di sicuro si può credere alle espressioni di borsellino in quei 57 giorni che passarono dalla morte di falcone alla sua. eloquenti tanto quanto si può pensare al senso d'onore dei mafiosi e a ciò che potevano pensare dei funerali delle vittime della mafia diffuse dai telegionrali, o alle parole scagliate dall'allora presidente del consiglio, che sembravano la sfida di uno sceriffo nel selvaggio ovest degli stati uniti, alla banda di briganti che malvessavano gli inermi cittadini. non ci sono molte altre parole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta