Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
«Nessuno ha mai potuto contestare Salvatore Giuliano, perché non c’è fatto o parola che non siano stati scrupolosamente riscontrati con le indagini e il dibattito in aula»: così Francesco Rosi, al Festival di Taormina 2013, in una conversazione con Tornatore, difendeva la convinzione di un metodo che ancora oggi sembra unire il cinema e il buon giornalismo. Sabina Guzzanti, che si ispira a quel cinema (e soprattutto a Petri: che insieme ad altri “lavoratori dello spettacolo” mise in scena il controverso suicidio di Pinelli), potrebbe dire lo stesso. La prima ora del film, in cui lavoratori dello spettacolo inscenano gli antri più riposti dei rapporti tra mafia e Stato, sarebbe potuta diventare un prolungamento di quel sottogenere televisivo che sono le ricostruzioni “recitate” dei documenti (interrogatori, intercettazioni, resoconti), divenendo una specie di protesi del prodotto più appiccicoso ed endemico dei palinsesti televisivi, il talk politico.
Invece la scoperta teatralità scabra ed elettronica del set, il mix di straniamento, satira e noir degli interpreti (da segnalare Ninni Bruschetta, Sergio Pierattini e soprattutto Filippo Luna, che interpreta un Massimo Ciancimino di follia pirandelliana), la precisione degli affondi (e chi sapeva che dietro la figura di un generale, Mori, potessero accumularsi tanta ambiguità e raccapriccianti sospetti?), fanno di La trattativa qualcosa che è più vicino a Dogville di Von Trier che a Santoro. È anche la conferma, dolorosa, che se i milioni che si investono in questi programmi tv ravvivassero il grande schermo, i risultati, non solo espressivi, sarebbero diversi. Ed è la conferma, più che gradevole, che la Guzzanti è diventata brava con il cinema (ma Draquila già lo aveva fatto capire). Forse nella parte finale si fa prendere la mano dalla indignazione/commozione (la prima metà, invece, riesce a penetrare nella coltre della nostra desensibilizzazione da eccesso di esposizione grazie a un orientamento opposto), ma chiunque di noi cambi canale quando in un talk qualcuno inizia a parlare dei misteri italiani rimarrà sorpreso scoprendo quanto già si conosce quando si usa il giusto metodo e ammirando quale cinema buono, allarmante e sodo se ne può ricavare.
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