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Vizio di forma

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Vizio di forma

di sasso67
8 stelle

Non sono sicuro che il titolo italiano, Vizio di forma, sia ben tradotto dall'originale Inherent Vice, cioè vizio intrinseco, quello tipico di merci che abbiano un difetto insito, che può causare o aggravare il danno, e che, se non denunciato all'assicuratore, salvo patto contrario, ne esclude la responsabilità. Tratto da un romanzo di Thomas Pynchon, scrittore postmoderno per eccellenza, Vizio di forma è un noir postmoderno, diretto da un regista a sua volta postmoderno come Paul Thomas Anderson. Azzarderei un filo rosso che unisce Il grande sonno e Il lungo addio a Vizio di forma. I primi due film, tratti entrambi da romanzi di Raymond Chandler, sono nel primo caso un noir classico e nel secondo un noir del riflusso, reinterpretato da un regista intelligente come Robert Altman, all'epoca anche sulla cresta dell'onda quale uno dei rappresentanti di maggior valore della Nuova Hollywood. Il film di Anderson è ambientato nel 1970, più o meno lo stesso periodo del Lungo addio di Altman, e raramente si è visto un detective privato più scombiccherato di questo italoamericano Doc Sportello, fumatore di marijuana che non si tira indietro quando c'è da sniffare un po' di coca, fisicamente somigliante a un incrocio tra Neil Young (citato, non casualmente, un paio di volte in colonna sonora) e John Belushi, filtrato attraverso l'esperienza del Jeff Bridges del Grande Lebowski.

Nel suo modo particolare - se posso, ripeto il termine postmoderno - questo di Paul Thomas Anderson è un film anche politico, perché, nel teatro di una California assolata in modo non troppo convincente, va in scena un caos probabilmente orchestrato da qualche oscuro centro di potere, come dimostrano certi personaggi legati ai servizi segreti ed i riferimenti all'imminente elezione presidenziale di Richard Nixon, punto nodale di quel periodo della storia americana. In questo contesto, c'è da lodare la prestazione di Joaquin Phoenix, un interprete ormai buono per diverse stagioni e che non può più essere confinato ai soli ruoli di comprimario.

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