Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Gli operai di una piccola fabbrica di pannelli solari vengono messi di fronte a un aut aut: ricevere un bonus di 1000 euro o riammettere al lavoro una loro collega reduce da un esaurimento nervoso; quest’ultima, decisa a non arrendersi senza lottare, li contatta uno per uno durante il fine settimana che precede la votazione. Il film esemplifica nel modo più brutale il concetto di guerra tra poveri ai tempi del capitalismo trionfante: una serie di faccia a faccia tra persone, ognuno con i suoi problemi, le sue esigenze, la sua storia. Nonostante la diversificazione dei tipi umani, lo svolgimento non può evitare la ripetitività: lungo una scala di gradazioni intermedie tra la solidarietà e il menefreghismo totali, le risposte più ricorrenti sono “quei soldi ci servono” e “mettiti nei miei panni”; ma c’è anche un pianto liberatorio che scioglie il senso di colpa, e un paio di reazioni violente (un figlio picchia il padre, una moglie decide di lasciare il marito). Per parte sua la protagonista, in condizioni di salute ancora non ottimali, cerca di capire le ragioni altrui e di non dare l’impressione di chiedere l’elemosina (bisogna riconoscere che poche attrici come la Cotillard sanno spogliarsi così bene della propria aura glamour). Attraverso varie vicissitudini (francamente ridicolo il tentativo di suicidio con annesso ricovero in ospedale, tutto risolto in non più di un paio d’ore) si arriva al finale più giusto, l’unico in grado di disinnescare il ricatto morale alla base della vicenda: quello in cui l’espressione “mettersi nei panni altrui” assume concretezza drammatica. Poi si può ripartire, con il cuore più leggero.
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