Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Sandra (interpretata da una Marion Cotillard tanto straordinaria quanto "essenziale" e disadorna) è appena uscita da una brutta depressione, sta per rientrare al lavoro ma ha saputo dal principale che, date le cattive acque in cui versa la fabbrica dove lavora, sarà necessario sacrificare o il suo posto di lavoro o il bonus che lo stesso principale ha promesso ai suoi sottoposti. La prima votazione è stata sfavorevole a Sandra, ma pesantemente condizionata dall'ingerenza del caporeparto. Il proprietario della fabbrica accetta che se ne faccia un'altra. Sandra ha a disposizione soltanto il weekend per cercare di convincere ad uno ad uno i suoi colleghi a votare perché le venga conservato il posto di lavoro.
Il cinema morale dei Dardenne vola ancora una volta altissimo nei contenuti (a fare da sfondo - come già ne La promesse e Il figlio - c'è il tema del lavoro, qui declinato nei termini di una guerra tra poveri), mettendo in scena l'ennesimo racconto da epica proletaria con una forma sempre più scarnificata: nessuna colonna sonora, macchina perennemente a spalla a seguire nervosa le peregrinazioni della protagonista come si era visto in Rosetta, ambienti spogli, racconto assemblato come fosse una collezione di dittici con la protagonista sempre davanti alla macchina da presa. Da segnalare al suo fianco la magnifica figura del marito (interpretato da Fabrizio Rongione, quasi una presenza nel cinema dei Dardenne): sempre solidale, incoraggiante, pronto a prenderne le parti e a incassare signorilmente i colpi davanti ai cedimenti emotivi della compagna. Figura rara e preziosa di una virilità altra.
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