Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Sandra ha un marito, due figli ancora piccoli e solo 48 ore di tempo per convincere i colleghi dell'azienda di pannelli fotovoltaici dove lavora a rinunciare al loro bonus di 1000 euro nella votazione che le consentirà di non essere licenziata dal suo capo. Non ostante la depressione e la sua fragilità emotiva riuscirà a farsi spronare dal marito a trascorrere il fine settimana incontrando ad uno ad uno le persone che potranno decidere del suo futuro lavorativo. Il lunedì prefissato però, l'esito della piccola consultazione aziendale si risolve in un pareggio.
Ennesima variazione sul tema della lotta per il lavoro e la sopravvivenza ai tempi di una crisi che pare non finire mai, quella della premiata ditta Jeanne-Pierre&Luc Dardenne sembra colorarsi di istanze e speculazioni sempre nuove tanto in campo sociale che politico, inseguendo (letteralmente) l'esempio paradigmatico di una guerra tra poveri in cui la responsabilità etica sulla rivendicazione di un diritto fondamentale come questo viene delegato piuttosto che alle istituzione storicamente preposte allo scopo (lo stato, le aziende, le rappresentanze sindacali) alla coscienza di lavoratori sempre più divisi e isolati, costretti sul fronte più avanzato di una trincea domestica dove la difesa del proprio diritto viene contrapposta vigliaccamente a quella dell'altro. Non come 'Rosetta' (una lotta senza fronzoli per la sopravvivenza, senza piagnistei) l'ultimo lavoro dei Dardenne appare meno duro e ostinato, sotistuendo al rigore formale e antiretorico del loro successo a Cannes tanto l'esemplare pretestuosità del soggetto quanto la frequente condiscendenza verso una struttura drammaturgica che lascia spazio all'emotività ed alla commozione, piuttosto che il ricorso ancorchè sporadico alle sottolineature musicali. Il risultato è comunque un'opera che vibra del civismo e dell'urgenza di una denuncia sociale ormai indifferibile, laddove alla sottesa frammentazione del mondo lavorativo in cui la produttività si è trasformata nel subdolo strumento di una insostenibile pressione psicologica che mette gli uni contro gli altri, che azzera il patto sociale di libera convivenza tra le persone, si aggiunge la totale mercificazione del significato stesso del diritto all'occupazione. Non c'è solo in ballo il benessere materiale, sembrano dirci i Dardenne, il lavoro è qualcos'altro, che va oltre la mera correlazione tra prestazione fisica e contropartita economica; il lavoro è un valore umano di cui si deve tener conto, è il valore principale per cui una persona può dirsi veramente civile.
Protagonista indiscussa e (forse) nuova musa degli autori belgi è la francese Marion Cotillard che incarna la determinazione e la fragilità di una condizione femminile chiamata a risollevarsi dal peso schiacciante delle proprie responsabilità familiari e sociali e che, proprio sul punto di cedere, riesce a riscattarsi più che nel raggiungimento di un obiettivo professionale, nel calore e nel sostegno morale di una incondizionata solidarietà umana. Ruoli più defilati per gli attori feticcio Fabrizio Rongione (il marito) e Olivier Gourmet (il capo) e nomination senza risultati per la Palma d'oro alla 67ª edizione del Festival di Cannes.
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