Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
Rieccolo, il bel Cinema umano degli splendidi fratelli belgi! Ci eravamo lasciati, tre anni fa, con il favolistico "Il Ragazzo Con La Bicicletta", un film leggermente diverso nella loro rigorosa idea di Cinema, una buona opera ma che mi faceva comunque preferire gli straordinari lungometraggi precedenti. Con "Due Giorni, Una Notte", Jean-Pierre e Luc, fanno un passo indietro e tornano a quello sguardo asciutto, documentaristico, che non concede nulla a un facile spettacolo e centrano il bersaglio, seppure con qualche distinguo. La storia è giustamente figlia di questi giorni infami, per quel che riguarda la precarietà del lavoro, ed è un racconto di pubblica disperazione, di una guerra fra poveri, di ricatti padronali insostenibili, con tutte le digressioni sociali del caso. C'è una Marion Cotillard straordinaria, che presta tutta la sua nervosa (e nevrotica) personalità a questa Sandra, in lotta, fondamentalmente, per la propria esistenza. I Dardenne la pedinano, le stanno addosso e lasciano che lei innervi tutta la pellicola, da cima a fondo. Il viaggio etico di Sandra, le sue peregrinazioni dai colleghi, però, alla fine, non sono riuscite a smuovermi così tanto quanto i precedenti (grandi) lavori dei due fratelli: intendiamoci, il film è necessario e importante, ma gli slanci tipici dell'umanità a la Dardenne sono ridotti all'osso e il film rischia di risultare un semplice resoconto, senza troppo sangue o, semplicemente, a me non è arrivato come fa di solito il loro Cinema. Certo, nell'immensa inutilità di pellicole che invadano vergognosamente le nostre sale, ritrovare, nel 2014, questi registi e il loro impegno, è una manna e una benedizione.
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