Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Quasi ogni grande regista ad un certo punto sente il bisogno di fare il proprio 8 1/2, solo che nessuno di essi raggiunge la potenza, l'originalità e l'urgenza espressiva del capolavoro di Fellini, finendo anche spesso nel cadere nell'autoreferenzialità perchè non capaci di gestire una materia personale dandole al contempo un'adeguata forma cinematografica per renderla universale.
Blake Edwards negli anni 60' era sulla cresta dell'onda, poi qualcosa di guasta visto che alla fine del decennio il rapporto tra il regista con la critica ed il pubblico s'incrina, specie per colpa delle major che in crisi di incassi invece di dare maggiore libertà come facevano con gli altri registi più giovani, al contrario intervenivano intrusivamente nella realizzazione dei film di Edwards, il quale si trovò radicalmente modificati nelle idee e nel montaggio i suoi film Operazione Crepes Suzette (1970), Uomini Selvaggi (1971) ed Il Caso Carey (1972), che furono di conseguenza non solo dei flop critici, ma anche dei disastri finanziari, il primo dei quali fece perdere oltre 17 milioni alla Paramount mettendo fine al musical, alla carriera di Edwards ad Hollywood e anche a quella di sua moglie Julie Andrews, alla quale venne stracciato il contratto... grosso colpo negativo per un'attrice ch neanche 5 anni prima veniva dai grandissimi successi mondiali di Mary Poppins (1964) e Tutti Insieme Appassionatamente (1965), la cui carriera sembrava di poter durare in eterno.
Complice dei produttori troppo invadenti ed il fatto di trovarsi ben poco in sintonia con il clima della New Hollywood (e comunque lui non ha beneficiato della libertà creativa data agli altri suoi colleghi in quel momento), decide di trasferirsi in Gran Bretegna sperando prima o poi di beccare un successo. Grazie ai molti incassi di tre sequel della Pantera Rosa, il regista con Julie Andrews ritorna negli USA e dirige e autoproduce 10 (1979), il quale avrà un enorme successo finanziario e buon riscontro critico, così forte della sua posizione tira fuori il suo progetto più personale di tutta la propria carriera, S.O.B. (1981), che è si il suo 8 1/2, ma ha un tocco di originalità in più; non riguarda solo la sua figura, ma risulta doppio visto che analizza anche Julie Andrews come attrice e moglie.
Si tratta di una commedia nera molto aspra e forte nella sua invettiva al mondo di Hollywood; ma la potenza del film sta proprio nell'utilizzare il linguaggio della commedia e della satira farsesca con forti venature grottesche.
Sarà facile per qualcuno etichettare la comicità di Edwards come semplicistica e valutarla di conseguenza con sufficienza, ma dietro di essa c'è un duro lavoro che msotra pura passione per il cinema muto e di enorme lavorio sulla scanzione dei tempi che vengono allungati a dismisura, rinunciando spesso all'uso del montaggio nella scena comica.
La prima sequenza del film risulta naturalmente autobiografica, vediamo Sally Miles (Julie Andrews), esibirsi in una scena del film musical Vento Notturno, sfoggiando le sue abilità canore e muovendosi in un set giocattoloso, allgro e colorato, in pratica un tipico prodotto per famiglie. Questa volta però il produttore Felix Farmer (Richard Mulligan), che insieme a sua moglie Miles non aveva mai deluso al botteghino, con Vento Notturno incappa in un disastro critico e finanziario, facendo incazzare molto i dirigenti dello Studio per la perdita cospicua di soldi e così finsice con il perdere la ragione chiudendosi in uno stato catatonico, cercando più volte il suicidio senza riuscirvi mai, finchè non ha una geniale intuizione; ritirare dalle sale il film per trasformarlo in un film più cupo, con forti simbolismi erotici e trasformare totalmente la figura di sua moglie, per tirare su un successo finanziario.
Felix Farmer naturalmente è l'alter-ego filmico di Blake Edwards, una personalità stramba e fortemente fuori dalle righe e dagli schemi, che entra in rotta di collisione con gli Studios di Hollywood e per questo resta solo con l'amicizia del regista Culley (William Holden), l'agente di sua moglie Coogan (Robert Webber) ed il Dottor Finegarten (Robert Preston), gli unici tre che sono anti-conformisti e strambi tanto quanto lui e per questo sono più in sintonia anche se per sopravvivere si rifugiano nella droga, nell'alcool o nel sesso; mentre invece è avversato in tutti i modi da David Blackman (Robert Vaughn), un viscido quanto ipocrita produttore che il regista ha modellato sicuramente sulla figura di quelli dei tre film che ho sopra menzionato.
Il ruolo del produttore per quanto sminuito e tenuto ben poco in considerazione dalla critica, in realtà ha la sua importanza, non solo per le risorse finanziarie che possiede, ma anche per il fatto che grazie alla sua lungimiranza artistica, può scovare nuovi talenti sia registici che attoriali, ma molto spesso si rinchiude in semplici logiche cosnervatrici dell'investimento cercando di ricavare il più possibile da una minestra sempre più riscaldata finchè poi al primo disastro, si gioca allo scaricabarile. Nella cultura americana tale figura è importante però, non a caso l'oscar al miglior film non và al regista ma ai produttori della pellicola (a meno che il regista non sia anche il produttore in tal caso), questo la dice lunga sulla concezione industriale del cinema tipicamente americana, non a caso basta fare un raffronto con i festival europei. Qualche volta se i registi di Hollywood hanno vinto sia premi in America che in Europa, possono ritirare tranquillamente i secondi, ma non i primi, a meno che come ho detto non riguardino esplicitamente la regia o comunque non siano nella produzione del film.
Il film al contempo mette in scena la totale distruzione della figura di Sally Miles/Julie Andrews come attrice dolce ed innocente per un pubblico di famiglie. Nel film (come nella vita) è una cantante di musical allegri e zuccherosi per famiglie, con un'oscar alle spalle (Julie Andrews lo vinse per Mary Poppins) e svariati successi, finchè non incappa nel disastroso flop del film, poichè i tempi sono cambiati ed il cinema non vuole più castità, purezza e l'elogio del sogno americano, ma la sua distruzione, erotismo e cupezza; quindi l'attrice o si adegua, oppure soccomberà ai nuovi tempi.
La pellicola non è per niente tenera con il personaggio di Julie Andrews, che in realtà dopo il produttore probabilmente è il personaggio peggiore del film, per via della sua ipocrisia che si nasconde dietro la facciata di dolcezza. Ogni sua mossa è dettata dal suo voler compiacere il pubblico e di dover curare la propria immagine di donna pura ed innocente (per molti non và neanche al gabinetto!), e proprio in questo c'è tutta la meschinità della donna che non riesce mai ad essere sincera nel privato, dove è pronta a trasformarsi una vipera irascibile e violenta se le si toccano i soldi.
Felix infarcisce il rifacimento della pellicola con chiari rimandi erotici e molti simbolismi sessuali con la scusa dell'autorialità, quando in realtà lo fà solo per ragioni di cassetta, quindi Blake Edwards ci dice che sostanzialmente la New Hollywood non è stato altro che un periodo dove fubescamente l'industria del cinema americano, si è adeguata ai tempi che cambiavano per cercare di trovare una via d'uscita dalla crisi di incassi. Il pubblico vuole erotismo, nudità, cupezza e un'approccio più europeo (Bergman,Antonioni, Fellini, Nouvelle Vague etc...) e quindi l'industria cambia l'approccio filmico per venire incontro alla domanda; l'emblema del conservatorismo (Hollywood), si adegua furbescamente al nuovo clima contestatario e ribelle; una contraddizione enorme e che nel film trova le drastiche conseguenze con il sequestro del film da parte dei produttori degli Studios dalle mani di Felix dopo aver visto che la sua intuizione era vincente e ciò avrà drastiche conseguenze; in sostanza contestazione o conformismo, il sistema trova sempre il modo per fare i soldi ed i veri anti-conformisti che sono veramente tali, non possono sopravviere e lavorare in tale sistema.
Il contrasto vita-forma tocca in prima persona anche Julie Andrews, nella sequenza erotico-allucinogena inserita ex-novo nel film dove l'attrice si aggira con un vestito rosso molto seducente in tra vari specchi che riflettono la sua immagine ed un uomo fortemente virile che tenta di sedurla; l'attrice è spaesata e non riesce a riconoscere più la vecchia Sally, perchè il pubblico la vede in un modo, i produttori la vogliono vedere in un altro modo, mentre le si percepisce diversamente da come la vedono gli altri; vedendo la propria immagine riflessa in uno specchio, la donna prende coscienza di dover riconoscersi in una nuova forma e far morire la vecchia, così per sfuggire alle avance dell'uomo (che è una sorta di incitamento a liberarsi delle sue inibizioni sessuali), strappa violentemente la parte superiore del vestito e mostra i suoi seni. E' un'immagine di forte impatto che l'attrice rende alla perfezione nella sua resistenza a tale gesto, ed infatti spiazza fortemente lo spettatore che fino quel momento magari era cresciuto con i suoi ruoli di tata; Mary Poppins è morta e Julie Andrews si riconosce finalmente nella sua prima incarnazione di adulta al cinema.
La sequenza visivamente stupenda mette in chiaro lo straordinario livello tecnico che in regista ha ormai raggiunto con la sua regia perfetta. Il contrasto vita-forma sembra essere risolto, ma solo temporaneamente poichè l'attrice era sotto effetto di un farmaco, ritornata in sè rifiuta di riconoscersi nella sua nuova immagine (temendo di poter incappare nell'insuccesso di pubblico) e prenderà una decisione con drastiche conseguenze per tutti.
S.O.B. è un film particolare, il più personale ed autobiografico del regista, che qui è alle prese con la sua pellicola più aspra e nera nella sua invettiva ad Hollywood. Non è un film facile o dalla fruizione immediata, ha alcune sequenze eccessive tipiche del suo autore mentre altre potranno lasciare interdetti, come il vomito oppure il tizio che sifà la cacca sotto, che viene etichettato da alcuni critici come una trovata "greve"; non sono sempre d'accordo, la scorreggia ed il tizio che se la fà sotto, se utilizzati con raziocinio, possono essere anche usati in senso ribelle ed anti-conformista nella loro grettezza.
Il finale molto commovente, ma ben lungi dall'essere consolatorio nel suo nero pessimismo, mostra alla fine come Hollywood è e sarà sempre uguale a sè stessa nella sua ridicola farsa auto-celebrativa. La pellicola all'epoca ottene recensioni miste, tanto per capirci la sceneggiatura venne candidata sia ad alcuni premi minori, che ai Razzie Awards (che cosa ridicola), mentre grande scalpore fece Julie Andrews nella scena sopra citata. E' una pellicola che non unirà mai, perchè il cinema di Edwards (che considero l'unico vero ed autentico erede della visione di Wilder) non è fatto per unire nel consenso, ma per dividere e per questo, non sfonderà mai tra il grosso pubblico (tranne eccezioni nella prima metà degli anni 60'), non a caso su Filmtv questo capolavoro non ha una media esageratamente elevata quanto meriterebbe e su IMDB ha uno schifoso 6.4 come media voto. Sta a voi recuperarlo (è molto poco visto in effetti) e giudicarlo dandogli il giusto posto che merita.
Film aggiunto alla playlist del capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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