Regia di Blake Edwards vedi scheda film
Commedia nerissima con cui il regista Blake Edwards, il cui nome resta associato soprattutto a un certo tipo di commedia sofisticata anni 60, volle regolare i conti con il sistema hollywoodiano, vendicandosi per gli abusi subiti dai produttori durante la lavorazione di precedenti film. "S.o.b." è un gioco al massacro in cui la cattiveria di Edwards tocca punte raramente eguagliate in tutta la storia del cinema: assistiamo alle peripezie di un regista in declino che prima tenta il suicidio in maniera esilarante, poi rinsavito vorrebbe trasformare il suo ultimo fiasco in un film erotico di facile richiamo al botteghino, fino a una parte finale con numerose sorprese. E' un film volutamente surreale, all'insegna di un calcolato cinismo che fa impallidire quello delle commedie di Billy Wilder: un fuoco di fila di battute e gag al vetriolo, dove bisogna riconoscere al regista sessantenne una buona lucidità nel tirare le fila di una sceneggiatura che avrebbe potuto degenerare in una farsaccia di terz'ordine. E' un film corale, in un certo senso altmaniano dato il ricorso ostentato all'overlapping dialogue, con personaggi che sono caricature spinte all'eccesso, un isterismo ricercato e costante nei dialoghi, ma dove non mancano raffinatezze nell'ordine visivo di notevole effetto, soprattutto una scena di riprese sul set con una Julie Andrews moltiplicata in una serie di specchi che cita apertamente "La signora di Shanghai" di Orson Welles, e che è molto bella da vedere, insieme al numero musicale ugualmente fantasioso e colorito che apre il film sui credits. Dunque un film che per virtù di scrittura e di immagine potrebbe essere annoverato anche fra le migliori riuscite di Edwards, non inferiore a "Colazione da Tiffany" o "La pantera rosa" e giusto un gradino al di sotto di "Hollywood party"; peccato che il regista non sappia talvolta fermarsi in tempo e appesantisca inutilmente alcune sequenze con sgradevolezze assortite (ad esempio la scena in cui viene trafugato il cadavere di Felix, condita abbondantemente da scorregge e pisciate addosso, guarda forse al Ferreri de "La grande abbuffata", ma senza la dimensione tragica del grottesco di quel film finisce per diventare gratuita) e ancora una caricatura politicamente scorretta e un pò razzista di un cuoco cinese (mi sorprende che Edwards sia recidivo su questo punto, visto che già il finto giapponese di Mickey Rooney in Tiffany aveva provocato molte proteste e accuse di razzismo e mi sembra che il regista se ne fosse dissociato). Nel cast Julie Andrews mostra un'autoironia apprezzabile, mentre fra gli altri si rivede un William Holden invecchiato e privo di fascino ma ancora capace di conferire un certo rilievo alle sue battute, e fra gli altri si apprezza soprattutto Richard Mulligan come Felix, anche se spinto a recitare molto sopra le righe. Nel complesso una sorta di film-bilancio del regista, sicuramente autobiografico, stilisticamente audace e rischioso che mette in bella mostra molte qualità registiche, ma dove finisce per mancare l'emozione che si riscontra in altri capolavori del genere (fra cui ovviamente Otto e mezzo di Fellini) e che un pò limita questo anarchico e provocatorio sberleffo.
voto 8/10
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