Regia di Pascal Plisson vedi scheda film
Zaino in spalla, dopo aver detto «vado a scuola», la maggior parte dei bambini di solito sale su un bus o attraversa le strisce pedonali. Non tutti, però: Jackson e Salomé, kenioti, ogni mattina salutano i genitori e si avviano a piedi lungo un percorso di due ore, schivando i branchi di elefanti; Carlito, argentino, ci mette un po’ meno perché la pampa l’attraversa a cavallo; Zahira, ogni settimana, impiega quattro ore per oltrepassare le montagne marocchine e arrivare al collegio. Poi ci sono Gabriel ed Emanuel, due bimbi indiani la cui scuola dista 4 km soltanto: ma non è una passeggiata, visto che lungo la strada devono spingere la sedia a rotelle (artigianale) del fratello maggiore Samuel. Le storie scelte da Plisson sono vere come i sorrisi incrollabili dei bambini (non tanto osservati nella loro quotidianità, quanto chiamati a interpretare se stessi nella messa in scena di una giornata tipo) e si apprezza la scelta dell’autore di saltare a piedi pari i rischi di pietismo per abbracciare, piuttosto, l’entusiasmo contagioso di questi piccoli guerrieri che combattono per conquistare il proprio diritto all’istruzione. Palpabilmente pensata per un pubblico (anche) infantile, che impari dai colleghi meno fortunati il valore insostituibile dell’apprendimento, l’opera di Plisson manca di quel tanto di spontaneità per farsi amare anche dai “grandi”: confezione scintillante da “National Geographic” (per il quale il regista collabora) e qualche forzatura nelle battute messe in bocca ai bimbi minano la forza dell’operazione.
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