Regia di Mario Camerini vedi scheda film
Girato nel '29, ma nel '31 viene aggiunta la colonna sonora, solo musicale, buona in particolare per il viaggio in treno (le rotaie!). Il treno fa da leitmotiv figurativo (poi anche sonoro) e rappresenta il destino che segna la vita dei due amanti: disoccupati e in miseria prendono una camera d'albergo per morirvi (come Les amants d'un jour resi celebri nel 1956 da Edith Piaf); lui prepara i due bicchieri con il veleno e li posa sul tavolino, mentre lei rilegge la lettera della madre; sguardi funerei, penombra, poi il treno, il cui passaggio fa tremare l'edificio e fa cadere il bicchiere del veleno; solo ora i due si scambiano poche parole (in didascalie) ed escono (senza pagare). Alla stazione, un passeggero in partenza perde il portafogli; lui lo vede, lo raccoglie, vede che è pieno di denaro, fa qualche incerto passo per consegnarlo al proprietario, ma indugia finché quello parte… I due prendono il treno successivo. Tre passaggi di treni hanno segnato la prima svolta importante della loro vita, e un cambio di stile nel film che passa dal Kammerspiel dell'albergo alla ariosa vivace vita del casino (secondo molti Sanremo; a me pare piuttosto su un lago del Nord); il passaggio è sottolineato dalle rotaie e dalla corsa del treno. Altra vita, denaro facile, fortuna, vestiti (il cui cambio segna il passaggio del tempo), un corteggiatore per lei che si annoia mentre lui è preso dal gioco; lei vorrebbe partire, smettere, ma lui rifiuta e finisce per perdere tutto, mentre il corteggiatore sempre più audace offre un prestito a lui e chiede una ricompensa a lei, che … al momento buono rifiuta, mentre anche lui, rinsavito, viene a restituire il prestito e riprendersi la compagna: si abbracciano, escono; il passaggio di un altro treno propone la partenza per una nuova svolta del destino; dal treno allo sbuffare di ciminiere e al ruotare di ingranaggi (futurismo, Sironi): lui trova lavoro e lei lo aspetta all'uscita…
Un film interessante, di cui si potrebbe parlare a lungo, ma non mi pare riuscito e finisce per stancare. M. Gromo finemente ne suggeriva già le buone intenzioni registiche non sempre né pienamente realizzate, anche attraverso "civetterie espressionistiche": "è o vuole essere ricco di allusioni; ed è con molti piccoli tratti sovrapposti che si vuole giungere a dare un ambiente e uno stato d'animo". Gerald A. De Luca (in imdb.com) segnala l'influsso di Murnau e in particolare di Aurora, del 1927.
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